Se vi nominassi “Boyan Slat” forse avreste una reazione simile a
quella di don Abbondio che al cap. 8° dei Promessi Sposi si domandava chi fosse
Carneade.
È un ragazzo olandese (classe 1994) che cinque anni fa,
invece di scioperare e fare il giro dei capi di stato, abbandonò – dopo un solo
semestre – la facoltà di ingegneria aerospaziale per dedicarsi a pulire
l’oceano dalla plastica grazie ad un sistema di tubi galleggianti che
accumulasse la plastica in superficie in modo autonomo, al ritmo del flusso
delle correnti, senza motori e senza esseri umani a pilotarlo.
Si narra che da piccolo, mentre tutti i suoi coetanei
giocavano con il pongo, Boyan si dilettasse nel creare invenzioni e costruire
oggetti. A soli 14 anni, si aggiudicò il Guinness World Record lanciando
contemporaneamente 213 razzi ad acqua. Il primo di una lunga serie di
riconoscimenti che Boyan riceverà.
Durante un’immersione in Grecia, si rese conto che trovava più plastica che pesci nel mare. Fu così che gli venne un’idea: perché oltre che educare al rispetto dell’ambiente, non ci impegniamo concretamente per risolvere i danni che abbiamo già causato?
Durante un’immersione in Grecia, si rese conto che trovava più plastica che pesci nel mare. Fu così che gli venne un’idea: perché oltre che educare al rispetto dell’ambiente, non ci impegniamo concretamente per risolvere i danni che abbiamo già causato?
L’idea di Boyan è quella di sfruttare le correnti degli
oceani per ripulirli da tutta la plastica che ne distrugge l’ecosistema.
Si rimette al lavoro consultando scienziati, professori ed esperti dalle
Università di Delft, Utrecht e Hawaii e studia un sistema di barriere
galleggianti (booms) attaccate al fondale marino che, sfruttando le correnti –
e minimizzando così i costi di trasporto – sono in grado di filtrare i rifiuti
e raccoglierli in una piattaforma.
A soli 18 anni, tiene il suo primo TEDx Talk a Delft.
Abbandona gli studi di Ingegneria Aerospaziale
all’Università Tecnica di Delft per fondare la sua azienda, la Ocean Cleanup,
con 300 euro di capitale iniziale. Durante l’anno successivo, un team di cento
ricercatori volontari si dedica agli studi di fattibilità per capire se l’idea
iniziale si può davvero mettere in pratica.
Nel 2015 riceve da Sua Maestà Harald V di Norvegia il Young
Entrepreneur Award per la categoria dell’industria marittima e viene inserito
da TIME Magazines nella lista delle migliori invenzioni del 2015 e Forbes lo
inserisce nella sua prestigiosa lista dei 30 under 30 nel 2016.
Dopo 3 anni ininterrotti di studio e progettazione, circondato da 80 studiosi, tra biologi e ingegneri, per creare una tecnologia del tutto nuova, sostenibile e capace di resistere alla forza del mare aperto. La struttura funziona in modo autonomo sfruttando le correnti naturali dell’Oceano per attirare verso di sé i rifiuti galleggianti. La plastica viene catturata all’interno dell’impianto, separata dal plancton e filtrata. Successivamente è possibile recuperare la plastica per poterla riciclare.
Dopo 3 anni ininterrotti di studio e progettazione, circondato da 80 studiosi, tra biologi e ingegneri, per creare una tecnologia del tutto nuova, sostenibile e capace di resistere alla forza del mare aperto. La struttura funziona in modo autonomo sfruttando le correnti naturali dell’Oceano per attirare verso di sé i rifiuti galleggianti. La plastica viene catturata all’interno dell’impianto, separata dal plancton e filtrata. Successivamente è possibile recuperare la plastica per poterla riciclare.
Nel 2016, arrivano i fatti concreti: Ocean
Cleanup schiera la sua prima barriera lunga 100 metri a circa 23 km al largo
delle coste olandesi ed il 29 agosto 2017, Boyan annuncia che il design della
“macchina” ha subito sostanziali miglioramenti e si prepara ora a lanciare il
suo primo sistema operativo completo nel Great Pacific Garbage Patch. Boyan
stima che, con questa tecnologia, sarà possibile ripulire l’oceano in 5 anni.
Il «Sistem
001/B» sta rimuovendo
dall’oceano frammenti di plastica visibile, reti da pesca e, sorprendentemente
anche microplastiche del diametro di 1 millimetro. Pur trattandosi di
un sistema abbastanza semplice (costituito sostanzialmente da un tubo galleggiante
e da un grande rastrello) l’azienda ha dovuto sperimentare diverse soluzioni
per poter arrivare a realizzare un impianto efficiente.
Boyan infatti sta già lavorando al «System 002»,
un sistema di pulizia su vasta scala che sarà capace di trattenere la
plastica raccolta per lunghi periodi di tempo, prima di riportarla a terra e
avviata ai centri per il riciclo.Ecco quando si dice “largo ai giovani” che
hanno idee che – studiando – sanno trasformare poi in fatti concreti. Il suo
slogan è: «Possiamo farlo. Dobbiamo farlo. E lo faremo».
Ecco i giovani ai quali affidare il nostro futuro.
In bocca al lupo, Boyan