mercoledì 27 marzo 2019

Sul "talk-show" e la terzietà del conduttore


Il “talk-show”  è un genere di spettacolo televisivo che – come dice la parola – è  basato sulla conversazione tra più persone con la partecipazione di esperti dell'argomento trattato.
A gestire la conversazione c’è sempre un conduttore/moderatore per “regolare il traffico” di interventi o placare le eventuali intemperanze qualora  gli ospiti della trasmissione parlino contemporaneamente o si inférvorino.
Almeno così dovrebbe essere in teoria.
Peccato che, ultimamente, il conduttore (o la conduttrice!) abbia scordato la caratteristica “super partes” del suo ruolo e – paradossalmente – scenda in campo a difendere – lancia in resta – le istanze di una delle parti contrapposte, facendo quindi mancare l’essenza stessa del programma che risulta quindi sbilanciato, trasformandolo da talk-show a ...trash-show.
Senza l’aplomb del conduttore, si assiste ad una sorta di fucilazione mediatica, dove il malcapitato si trova accerchiato da un plotone d'esecuzione capitanato dallo stesso moderatore (o moderatrice). Non solo, il/la conduttore/trice arriva al momento opportuno per dare il colpo di grazia alla nuca. 
Da talk-show a “uno contro tutti”.
È il caso – per fare un esempio pratico – dei programmi di Barbara d’Urso, da “Domenica Live” a “LIVE - Non è la D’Urso”. 
Ospite il ministro degli Interni, Matteo Salvini, dopo alcune domande generiche sulla situazione del governo, lo attrae in una trappola: il “Convegno della Famiglia” che si terrà a Verona e al quale Salvini ha annunciato di voler partecipare.
La conduttrice, ha sfilato prontamente dalla sua faretra, frecce intinte nel vetriolo, esprimendo un giudizio sarcastico – non richiesto – fortemente negativo.
Lo stesso tranello nel suo programma serale del mercoledì. 
Quando il prof. Alessandro Meluzzi parlando della famiglia ha accennò a questo convegno. 
Apriticielo! 
La cara “Carmelita” ha reagito stizzosamente con un “ma per carità: stendiamo un velo!”. 
Idem quando - ospiti in due differenti puntate - Heather ParisiBrigitte Nielsen, tratta il tema della fecondazione artificiale e della maternità in età avanzata. 
Non si domanda la conduttrice che tra i suoi numerosi telespettatori ci possa essere anche più di uno che andrà a Verona o che -per lo meno- abbia idee vicine a quelle degli organizzatori di questo vituperato (…dalla d’Urso!) convegno?
Non pensa che tutto ciò non sia una smaccata mancanza di stile e nient’affatto corretta ontologicamente parlando?

Ma la d’Urso è un buona compagnia.
Cambiando rete c’è Dietlinde Gruber che nel suo “Otto e Mezzo”, gioca all’«uno contro tre»: la vittima sacrificale, due ospiti con idee opposte e ovviamente lei, pronta a dare manforte ai due. 
L’ultimo caso è stato con la trasmissione dove Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia era ospite insieme a Massimo Giannini e Marco Damilano. Un confronto bilanciato, no? 
Anche qui dopo le domande di rito molto soft si arriva all'argomento preferito delle ultime settimane: Il Congresso di Verona sulla famiglia. 
Giorgia Meloni fa notare che sul Congresso si stia facendo molta disinformazione, che "i suoi avversari non hanno argomenti su questo tema della famiglia" e che lei andrà "con orgoglio al congresso a difendere le donne, i loro diritti, la famiglia e la natalità".
A quel punto interviene la Gruber che – in un modo soave e imparziale – mette in evidenza che la  Meloni non sia coerente con lo stile della “famiglia tradizionale” propagandato nel Congresso di Verona, visto e considerato che lei vive “more uxorio” col suo compagno e ha una figlia nata fuori dal matrimonio.
Già di per se, quando in un dibattito politico, si va a raschiare il fondo con elementi prettamente legati alla sfera personale e privata di una persona, non è certo un bell’esempio di giornalismo!
Come avvoltoi, arrivano famelici più che mai, gli altri ospiti, Andrea Scanzi e Maurizio Damilano per inchiodare la Meloni che – toccata nel vivo della sua vita personale - reagisce duramente: «Sbagliate “voi” a pensare che chiunque partecipi a questa iniziativa abbia un approccio confessionale Ho una visione estremamente laica della vita e della politica e sono d'accordo sul fatto che la gente non si deve fare gli affari tuoi. Sono una persona che ha avuto un figlio fuori dal matrimonio e non pretendo di avere il favore che la costituzione italiana riconosce alle coppie sposate. Non vado a questo congresso per dire che la donna deve stare a casa a a stirare».
«Voi lo dice a qualcun altro» ha sbottato stizzita la Gruber che forse voleva tentare di sottrarsi dall’eventuale accusa di essere schierata con gli ospiti. O forse ha capito che la Meloni si stesse riferendo a lei ...con il “voi” littorio.
Chissà quale delle tue ipotesi l’ha fatta scattare a molla alterando i suoi lineamenti!
Resta il fatto che ha concluso affermando: «...e tolgo l'audio». Un po' come i bambini che in un campetto minacciano di andar via col pallone quando stanno perdendo!
Schierata e anche autoritaria.
Perfetto per una brava conduttrice, vero?

martedì 26 marzo 2019

Taci sei medievale!


Ultimamente il medioevo è sulla bocca di tutti. Chi non ha sentito «Stiamo tornando nel Medioevo!» quasi che dovessimo anteporla alla stravaganza e alla mancanza di regole logiche.
«Medioevale!» è l’epiteto peggiore per chi vuole tacciare di oscurantismo coloro che si ostinano a tenersi strette-strette le regole che il buon Dio (o la Natura per i non credenti) ha elaborato per la vita.
Medioevo come sinonimo di ignoranza, tirannia, oscurantismo!
Peccato che tutto ciò non corrisponda al vero!
Ma siamo sicuri che il periodo medioevale sia davvero etichettabile come “secoli bui”?
Possiamo vedere il Medioevo come la fase prodromica del Rinascimento.
Gli antichi Romani dicevano «Ubi commoda, ibi est incommoda!», in terra d’Albione si dice «No pain, no gain!» oppure più recentemente «Chi ama l’arcobaleno, dovrebbe anche amare la pioggia che lo precede!».
Il simbolo della cultura, l’Università è nata proprio nel Medioevo!
Nel medioevo, i monaci benedettini riuscirono a salvare, copiando a mano, quasi tutti i documenti antichi (romani, greci) salvaguardando così la nostra storia, la nostra letteratura, impedendo la morte di quelle culture sulle quali ora sono si fonda la civiltà occidentale.
Nel Medioevo fu inventato l’aratro pesante, da utilizzare nei terreni “pesanti”, il telaio azionato a pedali, con il quale la produzione e quindi il commercio del panno aumentò a dismisura, i camini e focolari con canne fumarie, che riuscirono a tenere le case al caldo,
Sapete quando fu inventata la bussola? Nel Medioevo. Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano, Vasco De Gama hanno “scoperto” il mondo, andandosene in giro per il mondo grazie alla tecnologia medievale.
Prima di giudicare gli uomini medioevali, l’uomo moderno dovrebbe pensare come sarà lui giudicato dalle generazioni successive.
Jacques Le Goff, tra i più autorevoli studiosi viventi della storia e della sociologia del Medioevo in un’intervista ha spiegato che «come dice il nome, il Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio, di transito tra l’Antichità e la Modernità, ma “passaggio” significa soprattutto sviluppo e progresso. Nel Medio Evo, ci sono stati progressi straordinari in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua, la rotazione delle culture da biennale a triennale. Ma non c’è nessuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento, tra il XIV e il XVII secolo…» e come la mettiamo che chi vuole affossare il medioevo?
Come mi ricorda un caro amico, durante la prima lezione universitaria di “Storia Medievale” all’Università di Siena, il prof. Piccinni affermò che «attribuire fatti o modi, in maniera completamente arbitraria, etichettandoli con epoche passate, è segno di irresponsabilità. Ogni volta che si parla di stupri o uccisioni, e a questi fatti si affianca l’aggettivo “medievale”, io vado in bestia, perché abdichiamo alle responsabilità del nostro presente. È una forma di ignoranza di approccio con il passato e il presente enorme. E poi ragazzi, scommetto che nessuno di loro sappia veramente cosa sia stato il Medioevo»
Ci sarà senz’altro qualche saccente che qui dirà «Ma nel medioevo c’erano i roghi, l’Inquisizione, gli strumenti di tortura …».
Wow!
Hanno scoperto l’acqua calda.
Nel medioevo quindi esisteva il male?
Ma quale secolo è stato “più barbaro”?
Il Medioevo coi suoi roghi, l’Inquisizione, Torquemada, gli strumenti di tortura o il periodo che ha visto concentrati in un solo secolo due guerre mondiali, la Shoah, il gulag e i khmer rossi?
È vero, nel Medioevo vissero condottieri spregiudicati e papi troppo poco spirituali, come Guglielmo il Conquistatore, papa Urbano II, Gengis Khan. Ma vi fu anche chi fece della conoscenza il suo scopo di vita. Personaggi come Leonardo Fibonacci, che rivoluzionò la matematica, Johannes Gutenberg, che inventò la stampa, il grande filosofo Francis Bacon, il medico, filosofo, matematico e fisico persiano Avicenna, Sant’Agostino, Carlo Martello, Averroè, san Francesco d’Assisi e santa Chiara, Giotto, Marco Polo, Dante, Giovanna d’Arco, Cristoforo Colombo vissero nei “secoli bui”.
Poi c’erano anche figure chiave dell’immaginario collettivo e popolare come King Arthur “Re Artù” e dei cavalieri della tavola rotonda, o mago Merlino, che ci consegnano uno stupendo affresco di un’epoca affascinante tutt’altro che “buia”.
Allora? Il Medioevo è un’epoca buia?
Studiate, gente, studiate!

sabato 23 marzo 2019

Non solo Greta! Izabella, un salmone svedese!


Non esiste solo Greta.
Inutile spiegare a chi mi riferisco. Non certo a Greta Garbo (…anch’essa svedese!). Ma quella ragazza che ha deciso di scioperare ogni venerdì per andare davanti al Riksdag, il parlamento nazionale svedese, con un cartello: “Skolstrejk för climate” ovvero “sciopero della scuola per il clima. È nata una stella.
Ma c’è anche un’altra ragazza che ha deciso di intraprendere una battaglia per portare avanti i suoi ideali: Izabella Nilsson-Jarvandi. Stessa nazionalità, stessa età, stesse trecce, stessa verve battagliera.
Anche lei, microfono alla mano, è andata davanti ai palazzi istituzionali svedesi a far valere le sue istanze. Ha tutti i requisiti per la fama mondiale ma…
Sì, c’è un “ma”: non ha scelto istanze demagogiche e politically correct necessarie per ipnotizzare i mass-media.

Izabella ha scelto battaglie contrarie al pensiero dominante, riservando parole durissime contro le migrazioni di massa e a favore delle politiche familiari (ha osato perfino solidarizzare con l’Ungheria di Viktor Orbán).
Izabella Nillson Jarvandi, più che occuparsi di cause internazionali, si è concentrata sul mettere in evidenza l’attuale situazione sociale svedese. 
Lo scorso 2 marzo, con un cinguettio, su Twitter, ha voluto mostrare la sua fermissima contrarietà all’indottrinamento della teoria “gender” nelle scuole svedesi secondo cui la fluidità sessuale dovrebbe essere sdoganata. Questa teoria che per Izabella «promuove il genocidio del popolo svedese». Ha citato un testo scolastico i cui protagonisti sono «una ragazza con un pene», «un ragazzo con una vagina» ed altri individui che sono al tempo stesso «un maschio e una femmina».

Nel suo profilo Twitter Izabella si descrive così: “Sono una giovane attivista politica contro il globalismo che cerca la verità e la giustizia per la mia amata Svezia”.
Capite bene che, essendo contro la politica immigrazionista e contraria ai gender,  i media hanno preferito incoronare come la nuova reginetta mondiale Greta Thunberg, e ricoprire con oblio mediatico Izabella Nilsson Jarvandi che resta, ai più, una sorta di Carneade jr. 
Anche il web, regno incontrastato della dittatura del politically correct, si è coalizzato. Su Greta troveremo centinaia di risultati su Google, su Izabella pochi accenni.
In modo un sarcastico e un po’ polemico in occasione del famoso sciopero planetario “FridayForFuture” ha voluto cinguettare così: «Se non sei nemmeno abbastanza uomo o donna per difendere la tua gente, allora come diavolo dovresti essere lì per il resto del mondo?».

Se per Greta la keyword  è “ambientalismo”, Izabella punta al patriottismo.
E quindi tutto questo fa sì che quasi nessuno si occupi di lei e delle idee che sta provando a far circolare nella sua amata Svezia.
È risaputo che i migliori salmoni – famosi per andare controcorrente – siano norvegesi, oggi abbiamo saputo che nella attigua Svezia, esiste una ragazza capace di andare controcorrente come i pregiatissimi salmoni norvegesi… 
Ed è questa caratteristica che –a parità di età, verve, trecce e nazionalità – mi fa scegliere Izabella come salvatrice del pianeta.

lunedì 18 marzo 2019

Greta ascolta zio Carlo (Rubbia)


Ebbene sì, la ragazzina svedese pilotata dalla politica e dai guru del marketing mi sta sulle scatole. Chi frequenta il mio account facebook l’ha capito.
Molti mi hanno apostrofato e sfidato con «quella ragazzina ha coinvolto folle di ragazzi in tutto il mondo ma tu …che fai?» come se scendere in piazza e organizzare cortei fosse un «fare?».

A prescindere dal fatto se Greta sia o meno pilotata dalla politica e dai altri abili strateghi del marketing non mi convince il fatto di vederla osannata ed elevata a leader mondiale della salvaguardia della nostra Terra proponendo addirittura la sua candidatura al Nobel per la Pace. Ci sarebbe da sorridere e pensare che qualche personaggio sia in vena di scherzi, ma poi penso che quel Nobel per la Pace l’hanno attribuito anche ad Al Gore e Barrack Obama e allora penso che sarebbe in ottima compagnia.
Un Nobel per aver marinato la scuola? Mah. A proposito di Nobel (un po’ più meritati!) mi collego ad un discorso tenuto dal premio Nobel per la fisica 1984 (nonché senatore a vita) prof. Carlo Rubbia di fronte alle commissioni riunite Affari esteri e Ambiente-territorio di Camera e Senato il 26 novembre 2014.

«Sono una persona che ha lavorato almeno un quarto di secolo sulla questione dell'energia nei vari aspetti – premise il prof. Rubbia – quindi, conosco le cose con grande chiarezza. (…) La prima osservazione è che il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo (in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che se teniamo la CO2 sotto controllo, il clima della Terra resterà invariato. Questo non è assolutamente vero.
Durante l'ultimo milione di anni la Terra è stata dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di -10°C, tranne brevissimi periodi in cui c' è stata la temperatura vicina a quella attuale.
Negli ultimi 2.000 anni, continua il premio Nobel, la temperatura della Terra è cambiata profondamente: ai tempi dei Romani, Annibale attraversò le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe farlo, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che dei tempi dei Romani: oggi gli elefanti non potrebbero attraversare quella zona dove sono passati. (…) I vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di sopravvivenza a causa di una mini-glaciazione sviluppatasi con cambiamenti di temperatura sostanziali.
Negli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti climatici sostanziali, avvenuti ben prima dell'effetto antropogenico, dell'effetto serra e così via.
Negli anni ‘40 ci fu un cambiamento sostanziale, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi.
Nella mia vita – continua il prof. Rubbia – il consumo energetico primario è aumentato 11 volte ed il comportamento del pianeta, ha avuto effetti molto strani e contraddittori.
Dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata. Anzi è diminuita di 0.2°C e non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione.
Questo è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte ad un'esplosione della temperatura.
Io guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi 15 anni, non è aumentata ma diminuita. La temperatura è montata fino al 2000: da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi»
Infine il prof. Carlo Rubbia conclude la sua disamina tecnica con una piccola riflessione: «Il mio parere personale è che si può portare avanti il programma attraverso l'innovazione tecnologica e lo sviluppo di idee nuove come evitare le “CO2 emissions” utilizzando il gas naturale senza emissioni di CO2».
Aggiunge poi amaramente «Stiamo facendo degli esperimenti che dimostrano che effettivamente la cosa si può fare. Perché nessuno se ne occupa ancora? Mi piacerebbe saperlo»

Ecco dunque il punto: encomiabile aver fatto svegliare le coscienze di tanti giovani, ma ora kära vän (…tranquilli, non è un’offesa vuol dire “cara amica”!) Greta, è venuto il momento di dire ai tuoi amici di corteo di seguire le direttive degli scienziati esperti come il prof. Rubbia.


mercoledì 13 marzo 2019

Sutor ne ultra crepidam!




Bei tempi quando le ragazzine di 15 anni si dedicavano ai primi amorazzi, alle tendenze della moda...
Ora sognano di fare le influencer o chi come Greta Thunberg, manifesta davanti al Riksdag, il Parlamento di Stoccolma con un cartello in mano «Skolstrejk för klimatet», ovvero "sciopero scolastico per il clima" per chiedere un impegno maggiore sul clima e ambiente. In poco tempo è diventata un simbolo globale, citata addirittura anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 
«Noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa e i politici no» è il suo grido di battaglia e ha dato il via all'idea di un corteo di studenti "Fridays for Future". 
Andreas Henriksson, giornalista d'inchiesta connazionale di Greta, dopo aver scavato un po' dietro questa storia appassionante, ci rivela - però - che lo sciopero scolastico fa parte di un'avvincente (e ben studiata!) strategia di comunicazione per lanciare il nuovo libro della cantante Malena Ernman «Scenes from the Heart». Ovvero la madre di Greta, carramba che sorpresa! 
Il "deus ex machina" è un grande esperto di marketing e pubblicità, Ingmar Rentzhog, che ha pensato di sfruttare l'immagine della ragazza per lanciare la sua start-up "We Do Not Have Time". 
Una 15enne per testimonial è smart. 
Il 24 novembre scorso Rentzhog, nomina Greta nel board della sua start-up e tre giorni dopo lancia una campagna di crowfunding (raccolta fondi) per 30milioni di corone svedesi (cioè 2,8 milioni di euro). 
Ecco chi è la tenera e innocente ragazzina con le trecce che invece di fare sciopero per i bagni che non funzionano o i termosifoni non sono accesi o per l’aula di informatica senza il wi-fi con la banda larga (si sa che in Svezia sono efficienti!) preferisce scioperare per il clima. 
Anche il quotidiano svedese "Svenska Dagbladet" accusa la start-up di aver sfruttato la ragazza per i propri tornaconti personali. 
E i genitori di Greta negano che ci sia un secondo fine e tutto sia studiato, ma... non smentiscono i rapporti con Rentzhog e il suo entourage. 
Bei tempi quando le ragazzine facevano le ragazzine e l'ambiente era affidato agli scienziati esperti!  
Si vuole ricadere nell’errore dell’8novembre 1987, quando l’88% degli Italiani disse NO al referendum sulle centrali nucleari ipnotizzati dalle eco-cassandre togliendo di fatto al nostro paese un primato tecnologico. 
Si affidò un quesito strettamente tecnico al corpo elettorale invece di affidarsi a scienziati esperti del settore… 
Io non mi stupisco visto che ancora adesso si bloccano le grandi opere per puro sfizio ideologico. 
Se milioni di anni fa davanti alla scoperta del fuoco, avessero fatto un’analisi costi/benefici dove i “costi” furono rappresentati dalle vite umane di coloro che si avvicinarono troppo, beh in quel caso non avrebbero scoperto il fuoco.
Sia ben chiaro, che la nostra Terra sia un malato gravissimo non si discute, ma davanti ad un malato terminale chiunque di noi, si rivolgerebbe ad un’equipe di grandi luminari della scienza non certo ad una ragazzina. 
Neppure io ho competenze nel settore energetico e ambientale, ma da quando elaborai la mia tesi di laurea in “Normative europee in tema ambientale” smontando il protocollo “farlocco” di Kyoto, mi sono appassionato al tema, ho letto molti testi del prof. Tullio Regge, prof. Antonino Zichichi. 
In particolare il dott. James F. Lovelock, famoso biologo del movimento filoambientalista Greenpeace che si convertì al nucleare e affermò «solo l’energia nucleare può salvare il mondo dal surriscaldamento». 
Ora pendiamo dalle labbra di Greta ma tempo fa non furono ascoltati voci eccellenti della comunità scientifica del calibro di Umberto Veronesi, Umberto Tirelli, Tullio Regge e Franco Battaglia, quando affermarono che solo un sognatore può pensare di  risolvere il problema dell’energia del futuro con le paroline magiche «biocarburanti», «eolico», «fotovoltaico».
"Molti miliardi per nulla” fu il titolo di un articolo di un quotidiano tedesco “Die Zeit”, riportando la notizia di uno studio del Rhineland-Westphalia Institute for Economic Research di Essen: «Le installazioni di nuovi moduli fotovoltaici nel solo anno 2009 sono costati ai consumatori oltre 10 miliardi di euro. E questo per immettere sulla rete elettrica all'incirca lo 0.3% della domanda nazionale, praticamente nulla».
Non fu ascoltato neppure Friedrich Schmidt-Bleek –fondatore del “Wuppertal Institute für Umwelt, Energie und Klima” che nel libro “Bugie Verdi. Nulla per l’ambiente, tutto per il commercio – come la politica e economia mandano in rovina il mondo”spiega appunto come ci hanno preso per il naso finora gli ambientalisti: a partire dalla critica alle politiche ambientali del governo tedesco concentrate esclusivamente su efficienza energetica e lotta alle emissioni di CO2, e cieche di fronte alla causa precipua del “degrado ambientale come il consumo eccessivo di risorse naturali che la nostra economia richiede…
Prendiamo l’auto elettrica e quella a motore ibrido: il consumo di carburante incide solo per il 15-20%. Concentrandoci solo sulle emissioni nocive di CO2 ci si dimentica del restante 80%, responsabile dei maggiori danni all’ambiente.  
Schmidt –Bleek afferma a ragione che Il prezzo per l’ambiente dell’auto elettrica è notevolmente più elevato di quello delle vetture che vanno a benzina e diesel perché la sua produzione richiede materiali rari come rame e litio, che portano sulle proprie spalle, uno “zaino ecologico” molto pesante. L’estrazione massiva di litio dai laghi salati di Cina e Sudamerica sconvolge inoltre l’equilibro di quegli ecosistemi, con effetti sistemici imprevedibili…
Un’altra punta di diamante è Bjørn Lombørg, professore di statistica presso l’università di Aarus in Danimarca, nonché (ex) ambientalista militante (duro e puro!) di Greenpeace, quindi un vero ambientalista D.O.C.
Bjørn Lombørg nel suo “The Skeptical environmentalist” (L’ambientalista scettico) edito in Italia per i tipi della Mondadori, dopo aver raccolto una quantità impressionante di dati, accusò scienziati ed organizzazioni ambientaliste di esagerare e creare falsi allarmi: “l'aumento di popolazione, ad esempio, non pone problemi; l'acqua potabile è abbondante; la deforestazione e l'estinzione delle specie sono sovrastimate; la lotta all'inquinamento è stata vinta; infine, invece di combattere una costosissima battaglia contro il riscaldamento globale, di cui non ci sono prove, è meglio spendere quei soldi per costruire ospedali e quant'altro.”
Conclusione: molto rumore per nulla.
Ovviamente questo libro in Italia non è diventato il “best seller” che meritava, non era filo ambientalista, nonostante snocciolasse pagine di dati che confortavano la tesi di Lombørg. È meglio far stagnare il clima cupo di terrorismo psicologico e farci credere di essere seduti su una bomba ad orologeria (il nostro caro pianeta Terra).
L’analisi spietata e scientifica di Lombørg aveva il potere di mettere a spalle al muro quel “fondamentalismo verde” togliendo il “giocattolino dalle mani” alle varie associazioni ambientaliste che – sotto l’egida delle buone intenzioni – mentono sapendo di mentire, paventando tragedie e apocalissi alla firma del protocollo di Kyoto.
I dati che ci offre il professore danese, confermati dalla più che autorevole F.A.O., ci dimostrano che l’estensione delle foreste è in lieve ma costante aumento mentre il tasso di deforestazione rallenta. Niente panico poi sul versante demografico: la popolazione non aumenta in modo esponenziale; le risorse naturali non stanno per esaurirsi (abbiamo petrolio fino al 2200! Nel frattempo la scienza troverà una nuova fonte energetica).
L’affondo vincente di Lombørg riguarda lo stoccaggio dei rifiuti solidi urbani, sfatando il tabù politically correct del riciclaggio, completamente privo di senso – ecologicamente ed economicamente – parlando. Per stoccare l’intera produzione di rifiuti degli Stati Uniti di 50 anni, basta infatti una discarica di 28km2!! Questo bastava ed avanzava per mandare in soffitta il protocollo di Kyoto che prevedeva di ristabilire le emissione di CO2 ai livelli del 1990, come infatti i dati attuali dimostrano.
Ad esempio: se avessimo subito applicato tale protocollo, nel 2010 avremo avuto una diminuzione della temperatura di circa 0,15°C, e il livello dei mari sarebbe calato di meno di 2cm. rispetto a quanto sarebbe accaduto senza l’entrata in vigore di tale amatissimo protocollo…
Pertanto il prof. Bjørn Lombørg si domandava: “Ne vale la pena?
Ora vi chiedo solo un’ultima cosa: vi fidate di più di un professore di statistica presso l’università di Aarus in Danimarca o di una ragazzina svedese che protesta in piazza col suggeritore come avveniva 30 anni fa con Ambra in «NON È LA RAI»?
Ricordiamoci sempre della saggezza latina: "Sutor, ne ultra crepidam" ovvero "Calzolaio, non andare oltre la suola"...

domenica 3 marzo 2019

Be free, be yourself


C’è chi pensa che viviamo in una sorta di dittatura, intendendo per “dittatura” alcune normative che i governi di questo o di quel colore ci impongono.
A ben pensarci, è innegabilmente vero che  viviamo in una dittatura. Ma la politica non c’entra molto.
Se ci soffermiamo a ragionarci su, effettivamente viviamo da qualche decennio in una tra le peggiori dittatura: l’egemonia imperante del “politically correct” i cui effetti sono più subdoli e più devastanti di una dittatura intesa come forma di governo.
È un “cavallo di Troia” contenente pericolosissimi virus capaci di annientare la propria libertà di pensiero, ne più o ne meno come un virus troyan è capace di azzerare la memoria del vostro computer. Migliaia di dati persi e scomparsi nel nulla.
Diogene Laerzio, interrogato su quale fosse la cosa più bella tra gli uomini, disse: «La libertà di pensiero».

Pensateci bene quanta saggezza racchiusa in tre paroline (più l’articolo): già di per se la “libertà” è in assoluto l’elemento essenziale per una persona, ma la libertà di pensiero è ciò che lo distingue da chiunque altro. Meglio di un’impronta digitale e del codice genetico del DNA.
Infatti, ad esempio, prendete due gemelli. Il loro codice genetico sarà quasi sovrapponibile alla perfezione. Ma la libertà di pensiero è l’unica cosa che potrà dividerli. Ci sarà un dettaglio che li distingue: forse uno sarà vegano e l’altro no; uno sarà eccellente negli studi umanistici, l’altro in quelli scientifici (o forse sarà un lavativo!).
La libertà di pensiero è ciò che ci rende speciali e unici.
Ma oggigiorno, dire ciò che la società vuole sentirsi dire, ti permette di avere una sorta di “passpartout” che apre tutte le porte che ti permette di vivere bene.
Ma attenzione, ubi commoda, ibi est incommoda, questo è un patto pericoloso e subdolo perché pretende che tu abiuri completamente le tue idee. 
Tutto questo è facilissimo per chi, le idee, non le ha.
Eccoci quindi ad un bivio, un dilemma amletico: essere sé stessi o far parte della società?
Tertium non datur! È un bivio, non una rotonda.
La «political correctness» è un’ideologia diabolica e devastante, intrisa fino al midollo dell’ipocrisia più becera e ruffiana, che ci impone di seguire un percorso obbligato dettato dal mainstream. 
Ecco un’altra parola-chiave, molto più efficace del famoso “APRITI SESAMO!”.  Nella fiaba di «Alì Babà e i quaranta ladroni» serve per aprire l'ingresso di una caverna dove quaranta banditi hanno nascosto un tesoro.

Il mainstream serve per aprire tutte le porte delle convenzioni sociali.
È come un setaccio per la farina che fa passare chi si adatta e si uniforma alle convenzioni. Ciò che resta nel setaccio, è la crusca, che sebbene ultimamente le vengono riconosciuti importanti ed efficaci effetti per il benessere dell’organismo, viene considerata un materiale di scarto e viene gettata via.
Il mainstream e il politically correct sono due setacci, sono ceppi di una catena strettissima che ci costringe ad uniformarti, adeguarti, comportarti come un cyborg che è stato resettato dai dati contenuti, formattato e pre-programmato.
Un'etichetta, un codice a barre che ci viene attribuito e marchiato a fuoco sulla nostra pelle...
Allo stesso modo, oggigiorno, preferiamo resettare la nostra libertà di esprimere – senza filtri – il nostro pensiero, pur di essere accettati dal consesso sociale, sottovalutando che questa è la nostra vera schiavitù, la nostra schiavitù più devastante perché ci sta privando di pensare liberamente.
Ecco dunque la vera dittatura che ci opprime: quella del politicamente corretto.
Oscar Wilde nella sua opera più intimistica, «De Profundis», ci lasciò detto – molto amaramente – che “la maggior parte delle persone sono solo la copia esatta di altre e i loro pensieri sono solo i pensieri di qualcun altro”.
Che posso dire, concludendo questo mio sfogo? Ri-impossessatevi dei vostri pensieri anche quando non collimano con quelli della maggioranza. 
#BeYourself #BeFree