mercoledì 25 aprile 2018

25 APRILE: una occasione per fare vacanza


Dopo 73 anni quel 25 Aprile 1945 che ci ostiniamo a festeggiare resta una festa che -inesorabilmente- divide anziché unire, una festa che ha mantenuto intatto quello stesso astio e quel veleno di allora, una festa ...«partigiana» (no, non intendo dire “dei partigiani” ma con l’accezione etimologica:  una festa “di parte”) ben lontano da essere un elemento di rilievo che coinvolga i sentimenti della nazione.
Con una ricerca effettuata nei giorni scorsi dall’Istituto EumetraMR di Milano, hanno provato a verificare in che misura gli italiani siano consapevoli di che cosa si celebra il 25 aprile. Quali avvenimenti vengono ricordati in questo giorno? E quali significati e insegnamenti vengono loro attribuiti?
Provate a chiedere ad un cittadino francese cosa si festeggi  il 14 luglio o ad uno yankee perché il  4 luglio sia una festa.  Vi risponderanno con voce spezzata. Quelle sono feste che uniscono tutta la nazione…
In Italia è solo un giorno di vacanza dalla scuola o dal lavoro, senza che se ne sappia bene la motivazione.
Non ci credete?
Intervistando un campione nazionale di cittadini al di sopra dei 17 anni di età, appare un quadro contraddittorio e, per certi versi, preoccupante. Circa due intervistati su tre (67%), infatti, mostrano di conoscere con relativa precisione ciò che si ricorda il 25 aprile. Ma ben un terzo (33%) dei nostri concittadini non ha neppure una vaga idea.
Il 18% offre risposte paradossali, dicendo che in questa data si festeggia «l’Unità d’Italia» o «l’anniversario di Roma come Capitale» (3%) o «la Festa del Lavoro» (2%) o, c’è chi pensa sia molto vagamente «la fine della seconda guerra mondiale» (9%).
Il dato sconvolgente è che la fascia “più ignorante” non è quella dei "millenials" ma è quella dell’«età di mezzo», dai 25 ai 45 anni (circa 40% di non conoscenza). Tra i laureati, ben uno su quattro non conosce il significato della ricorrenza.
Ma poi aggiungo io, che cosa dovrei festeggiare il 25 Aprile? La fase prodromica di quell’orrenda squallida sceneggiata di piazzale Loreto definita (dagli storici!) una “scena da macelleria messicana”?
Dovrei forse festeggiare il 25 Aprile che ha portato alle foibe titine?
O forse oggi dovrei festeggiare il giorno che ha dato il via alle stragi del famoso triangolo rosso” di Reggio Emilia?
Dopo 73 anni è una festa di liberazione con i "pugni chiusi" la cui colonna sonora ufficiale è ancora «Bella ciao»!!
Permettetemi di non sentirmi rappresentato?
Non mi sento di festeggiare una data macchiata da tanto sangue chiamandola “Anniversario della Liberazione”. 
Non è la festa di tutti come invece il 4 luglio o un 14 luglio.
Poi mi disgusta il fatto che un italiano su tre milioni non sappia che cosa si ricorda il 25 aprile (ma se ne vada lo stesso in vacanza) e, di conseguenza, ignori un pezzo cruciale della nostra storia e dei fondamenti ideali (condivisi o meno!!) della formazione della nostra Repubblica. E la dice lunga sul grado di consapevolezza con cui molti cittadini vivono le proprie scelte politiche e sociali.
Ecco perché NON POSSO FESTEGGIARE!
Piuttosto preferisco ricordare San Marco Evangelista.
Oppure che il 25 Aprile del 387 S. Agostino ricevette il battesimo da S. Ambrogio;
O nel 1719 venne pubblicato il romanzo Robinson Crusoe di Daniel DeFoe;
Nel 1926 la Prima rappresentazione assoluta della Turandot di Giacomo Puccini al Teatro alla Scala di Milano;
Oppure il 144° anniversario della nascita di un grande genio Italiano: Guglielmo Marconi...
 Eh sì, oggi è proprio un grande giorno!