sabato 8 gennaio 2022

L'Europa scopre che il nucleare è "green".


Gli ambientalisti ci ricordano spesso che per “smaltire” una gomma da masticare occorrono 5 anni, una lattina d’alluminio fino a 100 anni, per un contenitore di polistirolo addirittura non bastano 1000 anni.
E io aggiungo per ri-stabilire una verità non bastano quasi 35 anni!
L’8novembre 1987, l’88% degli Italiani disse “NO” al referendum sulle centrali nucleari, ipnotizzati dalle eco-cassandre, togliendo di fatto al nostro paese un primato tecnologico e scientifico che avevamo!
Ora la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sottolineato che in Europa accanto a fonti rinnovabili abbiamo bisogno di una fonte stabile, il nucleare.
In maniera chiara von der Leyen ha espresso una posizione a favore dell'atomo.
È del tutto evidente che bisogna cominciare a discutere di nucleare pulito.
È un tema che si dovrà porre se si vuole puntare all'obiettivo dell'autosufficienza dal punto di vista energetico.
Io se permettete lo dico da quel masochista risultato del referendum dell’87!
Tra 2/300 anni negli e-book di storia i ragazzi del XXIV secolo leggeranno che gli uomini del XXI secolo per ignoranza e paura non riuscirono a cogliere l’utilità dell’energia nucleare spaventati da alcuni incidenti di percorso dovuti non all’energia nucleare in sé ma ad eventi esterni quali terremoti e tzunami.
Infatti ancora oggi, a distanza di 36 anni, si ricorda l’episodio di Chernobyl,  come un elemento per dimostrare la pericolosità dell’energia nucleare.
A nulla è servito in questi decenni il parere di uno fra i più grandi scienziati che il mondo della Scienza ci invidia: il prof. Antonino Zichichi.
Innanzitutto dobbiamo tornare rapidamente indietro con la memoria al 1986 quando ancora i muri dell’Europa dell’Est erano ancora belli saldi e forti.
Gli ingegneri della centrale nucleare Lenin di Chernobyl volevano realizzare un esperimento mai fatto prima per dimostrare, al mondo intero, la loro eccellente scienza: ovvero staccare tutti i dispositivi di sicurezza dei reattori.
Purtroppo quel 26 Aprile 1986, la situazione sfuggì loro di mano ed in piena notte, all’1:23’58”, il reattore “4” della centrale nucleare saltò in aria facendo uscire una radioattività equivalente a dieci volte quella sprigionata ad Hiroshima e inquinando una superficie pari a cinque milioni di ettari.
Il prof. Antonino Zichichi ci spiega chiaramente che “un reattore nucleare è come un elefante. Funziona bene se lo si lascia andare alla sua velocità naturale. Il pericolo inizia quando lo si vuol far correre o andare troppo lentamente”.
Quindi di chi sarà la colpa? Dell’elefante o di chi lo ha istigato a correre?
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Sul posto mandarono dei giovani laureandi che ricevettero un tale flusso di radiazioni da rimetterci poi la vita.
Purtroppo, questo fatto ha creato nell'opinione pubblica un’idea totalmente negativa del “nucleare” e l’8 novembre 1987, l’88% degli Italiani impressionato e senza esser stati informati di dettagli esatti, disse NO al referendum sulle centrali nucleari! (senza contare dell’assurdità di porre ad una popolazione di cultura media un quesito che richiede competenza tecnica  profondissima).
Questa scelta popolare ha tolto al nostro paese un primato tecnologico:
La sicurezza delle nostre centrali nucleari aveva raggiunto livelli tra i più alti. Non eravamo secondi a nessuno.
L’incidente del reattore “4” nella centrale Lenin di Chernobyl è costato all’Italia decine di migliaia di miliardi, per via degli investimenti sul “nucleare pacifico” che invece fu subito  smantellato.
Chernobyl insegna –questa è la seconda parte della lezione del prof. Zichichi nel suo libro “Scienza ed emergenze planetarie”– che esistono altri problemi di natura culturale: «l’opinione pubblica va stimolata, aiutata, capita e educata ad accettare le grandi innovazioni tecnologiche».
Basterebbe poi ricordare che le centrali nucleari francesi distano 1 ora di strada da confine italiano... e che noi dipendiamo –energeticamente parlando– da quelle centrali…
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Il dottor James F. Lovelock, famoso biologo e fra i “guru” più ascoltati del movimento ambientalista, nonché autore dell’«Ipotesi Gaia» secondo cui la Terra è considerato come un organismo vivente.
«Solo l’energia nucleare può salvare il mondo dal surriscaldamento- afferma il dott. Lovelock – evitare il ripetersi di estati torride, impedire lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia. Un ricorso intensivo dell’energia nucleare preverrà un futuro apocalittico nel quale il Polo Nord sarà ridotto a poco più di un gigantesco iceberg e la Foresta Amazzonica sarà sommersa dalle acque»
Senza contare che con l’energia nucleare si risolvono anche le emissioni di CO2, vero imputato della salute del Pianeta Terra.
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Circa 500.000 anni fa in seguito ad un violento temporale un albero fu colpito da un fulmine e si svilupparono fiamme altissime che attirarono l'attenzione degli ominidi presenti in quel villaggio! O, forse, fu a causa di una colata di lava incandescente fuoriuscita dal cratere di un vulcano.
Fu così, forse, che l’«homo erectus» scoprì il fuoco.
Molti uomini -avvicinandosi a questa nuova e sconosciuta “cosa”- perirono e arsero vivi.
Poi -però- c’è chi si avvicinò con cautela lo osservò e fu anche capace di mantenerlo vivo e riprodurlo.
Grazie alla sua intraprendenza l’uso del fuoco è stato fondamentale per lo sviluppo della civiltà umana.
Con il fuoco ci si riparava dal freddo e ci si difendeva dagli animali, si illuminava il buio della notte, ci si riscaldava, si scoprì la cottura delle carni e dei vegetali potenziando l’assimilazione delle sostanze nutritive dei cibi da parte dell'uomo, (e intorno alla fiamma gli uomini rafforzavano i loro rapporti, ponendo le basi delle prime comunità!). In una parola rese migliore la qualità della vita.
Ma quanto tempo passò dal quel primo rogo umano alla scoperta dell'utilizzazione del fuoco? Senza l’intraprendenza (e l’ostinazione!) di qualche uomo che intuì l’utilità del fuoco, ancora adesso saremmo all'epoca della pietra. 
Ed ho capito così che i nostri avi di 500000 anni fa, nella loro totale ignoranza e incultura, erano decisamente più saggi di noi. 
Non si lasciarono spaventare dalle fiamme di un incendio. Capirono l’importanza del fuoco che, come tante altre cose, può avere un aspetto negativo.
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Avere la botte piena e la moglie ubriaca è sempre stato il sogno dell’umanità fin dall'alba dei tempi!
Pretendiamo le "4tacche sul cellulare" in ogni punto della città ma affacciandoci alla finestra non vogliamo vedere un'antenna di un ripetitore nel raggio di 10km;
In Italia produciamo 540kg. pro-capite di rifiuti solidi urbani, ma c'è sempre qualcuno che sbraita se nel proprio comune sta per sorgere un impianto di smaltimento.
Siamo vittime della cosiddetta sindrome del "N.I.M.Y." ( not in my yard)...
Vorremmo sempre avere tutti i privilegi e le comodità senza rinunciare a niente... (eppure già i Latini ci avvisavano che «ubi commoda, ibi est incommoda!»).
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Un esempio: l’Inghilterra fu il primo paese «elettrificato» al mondo, e, per “promozione” venne offerto a tutte le famiglie un'impianto di luce gratis e un anno senza bollette. 
Bene, più della metà di esse respinse l'offerta per paura della novità.
Questa notizia ci farà senz’altro sorridere, esattamente come tra 200 anni rideranno dei risultati del referendum sul nucleare, in Italia, pilotati sull’onda emotiva di Chernobyl ...
George Bernard Shaw ci lasciò detto che «Il progresso dipende dagli uomini irragionevoli» come quelli intraprendenti che si avvicinarono -500000 anni fa- a quella strana cosa pericolosa che è il fuoco.
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Bjørn Lombørg nel suo “The Skeptical environmentalist” (L’ambientalista scettico) edito in Italia per i tipi della Mondadori, dopo aver raccolto una quantità impressionante di dati, accusò scienziati ed organizzazioni ambientaliste di esagerare e creare falsi allarmi: “l'aumento di popolazione, ad esempio, non pone problemi; l'acqua potabile è abbondante; la deforestazione e l'estinzione delle specie sono sovrastimate; la lotta all'inquinamento è stata vinta; infine, invece di combattere una costosissima battaglia contro il riscaldamento globale, di cui non ci sono prove, è meglio spendere quei soldi per costruire ospedali e quant'altro.
Ovviamente questo libro in Italia non è diventato il “best seller” che meritava, non era filo ambientalista, nonostante snocciolasse pagine di dati che confortavano la tesi di Lombørg. È meglio far stagnare il clima cupo di terrorismo psicologico e farci credere di essere seduti su una bomba ad orologeria (il nostro caro pianeta Terra).
L’analisi spietata e scientifica di Lombørg aveva il potere di mettere a spalle al muro quel “fondamentalismo verde” togliendo il “giocattolino dalle mani” alle varie associazioni ambientaliste che – sotto l’egida delle buone intenzioni – mentono sapendo di mentire, paventando tragedie e apocalissi alla firma del protocollo di Kyoto.
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I dati che ci offre il professore danese, confermati dalla più che autorevole F.A.O., ci dimostrano che l’estensione delle foreste è in lieve ma costante aumento mentre il tasso di deforestazione rallenta. Niente panico poi sul versante demografico: la popolazione non aumenta in modo esponenziale; le risorse naturali non stanno per esaurirsi (abbiamo petrolio fino al 2200! Nel frattempo la scienza troverà una nuova fonte energetica).
L’affondo vincente di Lombørg riguarda lo stoccaggio dei rifiuti solidi urbani, sfatando il tabù politically correct del riciclaggio, completamente privo di senso – ecologicamente ed economicamente – parlando.
Per stoccare l’intera produzione di rifiuti degli Stati Uniti di 50 anni, basta infatti una discarica di 28km2!! Questo bastava ed avanzava per mandare in soffitta il protocollo di Kyoto che prevedeva di ristabilire le emissione di CO2 ai livelli del 1990, come infatti i dati attuali dimostrano.

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Spero che ora che anche l’Unione Europea ha dato la sveglia, l’Italia capisca che quei “demonizzatori” dell’energia nucleare, sono da ascrivere – di diritto – tra i peggiori nemici non soltanto dell’indipendenza energetica nazionale ma anche della nostra prosperità.
Energia nucleare e gas naturale potrebbero essere considerati fonti green in Europa per accelerare il percorso verso l'obiettivo zero emissioni: va in questo senso la bozza di piano elaborata dalla Commissione che se otterrà l'appoggio della maggioranza degli Stati membri, entrerà in vigore dal 2023.