mercoledì 14 dicembre 2022

La magia del cinema


Qualche settimana fa decisi di andare al cinema per vedere lo splendido film «La stranezza». Era la prima volta che mi recavo al cinema dopo più di tre anni ed è stato davvero emozionante ritornare in una sala cinematografica. Il cinema resta sempre un’emozione unica, una forma di comunicazione assoluta, che dai fratelli Lumiere ad oggi, ha fatto sognare migliaia e migliaia di generazioni.
Complice la pandemia è infatti dilagata l’abitudine accidiosa e indolente di “scaricare” i film e guardarli in streaming sdraiati sul divano.
Ma non c’è storia: vedere un film in sala è tutta un’altra cosa.
Scaricare un film è un po' come farsi portare una pizza a casa (da qualche rider sottopagato) e mangiarla squallidamente sul cartone! (…mentre magari si guarda un film in streaming mollemente distesi sul divano con il pigiamone). Ovviamente ci sono delle eccezioni ad esempio nel caso uno sia impossibilitato ad uscire!
Trovo tutto questo tristissimo.
Non è semplicemente "guardare" un film o "mangiare" una pizza ma “andare” a vedere un film o “mangiare” una pizza: tutto il piacere ruota attorno a quel “moto a luogo”!
Le emozioni della sala cinematografica, del grande schermo, del dolby surround, dei suoni, delle immagini, creano emozioni uniche che permettono di immergersi completamente nella storia, come se lo spettatore fosse parte di essa. Il cinema (come luogo) trasmette una magia particolare incomparabile con la comodità di stare accucciato sul divano.
I dati dimostrano che la spesa al botteghino è crollata dai 2.7 miliardi di euro del 2019 (ultimo anno di normalità pre-Covid) agli 870 milioni di euro nel 2021. Un calo del 72% degli spettatori.
Occorre una strategia per rilanciare il cinema: ad esempio un divieto di trasmettere i film nelle piattaforme online per un certo periodo a partire dalla loro uscita nelle sale!


martedì 13 dicembre 2022

La deriva dei social network

 


Era il 2008 quando decisi di iscrivermi a Facebook. 
Allora era una vera novità che permetteva di contattare amici persi di vista per mille motivi. E infatti riuscii a entrare in contatto con alcuni compagni di scuola delle elementari …dopo più di quarant’anni. 
Grazie a Facebook mi sono messo in contatto con un compagno delle scuole medie che ora vive in Florida (USA). 
Oramai Facebook è il social dei boomer
Lo conferma il report “The Global State of Digital 2022”: Facebook è scomparso dal podio dei social preferiti per i ragazzi fra i 16 e i 24 anni (scavalcato da Instagram e TikTok). 
E questo cambio di preferenze dimostra chiaramente le nuove strategie di comunicazione. Non voglio fare un’analisi sociologica ma al centro dei post su Facebook c’è il testo scritto e, solo se si vuole, si può aggiungere una foto o un video. 
Instagram invece ruota – come evoca il nome – una crasi tra “Instant camera” e “Telegram” – su un’immagine o un video e, solo se si vuole, si può aggiungere anche un breve testo. Ma al centro del post c’è la foto. 
Questo dimostra quindi in modo evidente la abulia e l’accidia comunicativa fra i giovani che evita la fatica di leggere un testo e si accontenta di “guardare” e mettere un cuoricino per il “like”. 
Se ci pensiamo bene d’altronde è ciò che succede da sempre per i libri: quelli per i bambini in età pre-scolare danno maggior spazio all’immagine o alla vignetta e poi aggiungono una brevissima didascalia. Poi quando si impara a leggere troviamo i libri con la preponderanza del testo e qualche illustrazione.
TikTok poi è un vero palcoscenico su cui esibirsi davanti ad una platea sconfinata. 
Contenuti brevi da guardare e “scrollare” (far scorrere) che hanno un effetto ipnotico sull'utenza e penalizzano i contenuti noiosi che non puntino dritti al punto. 
La statistica dice che la soglia d’attenzione per un video è di 7 secondi! Mordi e fuggi!
A questo si aggiunge che il contatto è sempre più unidirezionale (io seguo qualcuno che non necessariamente segue me!) in particolare per i personaggi noti sui social ai quali i “followers” nelle diretti chiedono – anzi implorano –  di essere salutati. 
«Mi saluti?» è diventata, infatti, la frase più gettonata dalle dirette Instagram. Che equivale ad un selfie senza però alcun contatto!
Andy Warhol cinquant’anni fa parlò di “un quarto d’ora di celebrità”, ora i giovani si accontentano di molto meno: mezzo secondo mentre il loro idolo li saluta!

lunedì 12 dicembre 2022

I numerosi "gatto e volpe" di Pinocchio.


Qualche tempo fa sentii una barzelletta molto simpatica che faceva più o meno così:

 Ci troviamo nell’aldilà. Un ragazzino incontra un vecchietto, fanno amicizia e ciascuno incomincia a raccontare la propria storia.
Il vecchietto esordisce: “Io ero un povero falegname. Ero vecchio e solo. Poi finalmente arrivò a farmi compagnia un bambino. Era molto vivace, poi anche lui se ne andò e non seppi più niente di lui!”
A questo punto il ragazzino dice:“Anche il mio babbo era falegname, era molto povero...”
Il vecchietto trasognante disse: “mio figlio era un bambino molto speciale. Non era come tutti gli altri. Lui era un bambino speciale.”
“Babbino”- gridò il ragazzo.
“Gesù!”- esclamò con le lacrime il vecchietto.

Di Pinocchio in questi 137 anni s’è detto tutto da quando Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) scrisse «Storia di un burattino» pubblicato nel 1883

Tanti hanno voluto trovare di una "chiave di lettura": filosofica, politica, pedagogica, teologica, psicologica, giuridica, etc.

Anche il card. Biffi, arcivescovo emerito di Bologna e fine letterato, analizzò il capolavoro di Collodi secondo una visione “cristiana” (e, tutto sommato non ci stiamo allontanando dalla barzelletta con cui ho esordito) facendo emergere moltissimi punti di contatto tra “Le avventure di Pinocchio” e la Bibbia. Per esempio:

  • in Pinocchio esiste una sola figura femminile: la Fata Turchina; nella Bibbia si parla di più figure femminili, ma in posto di rilievo è quello di Maria;
  • in Pinocchio si parla di 4 monete d’oro, nella Bibbia ci sono 30 denari (ed in entrambi i casi, le monete portano verso cattive vie!)
  • in Pinocchio troviamo il “Grillo Parlante” come simbolo della coscienza, di ciò che “si deve fare ” e ciò che “non si deve fare”, beh, nella Bibbia c'è Mosè e le XII tavole per indicarci le regole!;
  • …e Lucignolo? Non potremo vederlo nei panni del diavolo tentatore;
  • ... vi ricordate dove finisce Geppetto? In pancia ad un pescecane. E il profeta Giona? Dov’era finito? In una balena!;
  •  ... il Gatto e la Volpe dopo aver “scucito” le quattro monete d’oro a Pinocchio come si sbarazzano dell’ex burattino? Lo “appendono” ad un albero! E nella Bibbia come finisce chi ha “maneggiato” i 30 denari? appeso ad un albero.
  • Pinocchio viene arrestato e finisce davanti ai giudici. Anche Gesù Cristo finisce davanti a Ponzio Pilato!
  • Pinocchio appeso all’albero, capendo oramai di essere in cattive acque esclama: «Babbino, babbino, perché non sei qui!», Gesù Cristo sulla croce esclama «Eloi, Eloi, lamma sabactani!», "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"

Anche Sigmund Freud, che ha messo il ...naso fra i sogni degli esseri umani, pretendendo di decifrarli, poteva forse fermarsi davanti a quel burattino famoso proprio per il suo naso? Certo che no! E siccome il padre della psicoanalisi che è riuscito a trovare anche nei sonni infantili più innocenti, alcuni aspetti legati alla sfera sessuale, ecco dunque che in questo caso, non si discosta dal suo amato leit-motiv intravvedendo in quel “naso che si allunga davanti alla Fata Turchina” quello che noi tutti immaginiamo, alimentando innumerevoli proverbi o storielle popolari di molte regioni della nostra Italia…

Poteva ora mancare una chiave politica?
Pinocchio è di destra o di sinistra? Pinocchio è un ribelle, pertanto è di sinistra!
Ci ha pensato Guillermo Del Toro che ha voluto rivestire il burattino col suo tipico tratto caratteristico macabro e un po’ funereo a partire dall’ambientazione: l’Italia ai tempi del fascismo con contenuti quindi fortemente politicizzati.
Il regista messicano ha messo le mani avanti affermando che non sia un adattamento ma sia "liberamente tratto" dal racconto dello scrittore toscano. Resta allora un mistero sul perché il titolo sia "Pinocchio".
Già nel 1940 Walt Disney lo rivestì come un bambino tirolese, ma per lo meno la trama restò quella originale di Carlo Lorenzini in arte Collodi! Nel 2001 poi, anche Steven Spielberg si ispirò – su suggerimento di Stanley Kubrick – a questa favola per «A. I. Artificial Intelligence» ambientandola in un mondo futuro popolato da robot. Ma ha avuto il buongusto di non citarlo nel titolo!
La fantasia del regista messicano immagina un Geppetto ubriaco e collerico che sradica un tronco cresciuto vicino alla tomba del figlioletto, Carlo, intagliandolo in modo da dargli la parvenza di un burattino che durante una notte prende vita in un modo molto dark simile al dottor Frankenstein. Poi ha pensato anche di sbarazzarsi della figura materna della Fata Turchina. Così come per il Gatto e la Volpe.
Lucignolo, il tentatore, poi è il figlio del Podestà locale che non trascinerà Pinocchio nel paese dei balocchi ma in un campo di addestramento fascista per "balilla".
Il regista infine fa passare la disobbedienza tipica di Pinocchio come una forma di ribellione ai condizionamenti ideologici imposti dal regime del tempo: quindi Pinocchio è ovviamente un antifascista!
È già tanto che non l’ha mandato in montagna come partigiano! Io penso che qualche sussulto nel loculo a Collodi ci sia stato!
 
Tanto si è scritto sulle licenze di fantasia sfrenata di alcuni registi per quanto riguarda la trasposizione di un libro in film stravolgendone spesso il senso. Io ritengo che debba esistere una sorta di "copyright ideologico": il regista può fare un adattamento di un testo purché rispetti il senso che l’autore ha voluto dare all’opera.
Chissà se Carlo Lorenzini in arte Collodi, nel suo villaggio toscano vicino a Pescia, nel lontano 1881, iniziando con il suo «C’era una volta… ,“Un re” – direte voi!» immaginava quanti si sarebbero ispirati alla sua storia di quel burattino disobbediente?