Il primo affondo
lo fece il ministro degli Interni Matteo Salvini affermando che
non intendeva “sfilare qua e là con fazzoletti rossi, verdi, neri, gialli e
bianchi” associando la sua immagine a quella di chi colora i
cortei partigiani nelle cittadine italiane.
INCREDIBILE DICTU.
E tutti a stracciarsi le vesti.
INCREDIBILE DICTU.
E tutti a stracciarsi le vesti.
Poi arrivò Laura Ferrari, sindaco di Lentate sul Seveso, in Brianza, che ha
deciso di
cancellare il corteo e i discorsi per il 25
Aprile, limitando le celebrazioni della festa della Liberazione alla
deposizione di una corona al monumento ai Caduti.
E finalmente qualcuno si sveglia e scalfisce il dogma del 25 Aprile.
L’Anpi ha deciso di sfilare comunque per le vie di Lentate, anche senza autorizzazione. E ciò dimostra quanto ci tengano a rispettare le regole….
L’Anpi ha deciso di sfilare comunque per le vie di Lentate, anche senza autorizzazione. E ciò dimostra quanto ci tengano a rispettare le regole….
Io mi domando
come mai non ci sia nessuno che si chieda la ragione per cui il 25 Aprile resti,
dopo 74 anni, una festa che di parte che divide anziché unire una nazione, una
festa che ha mantenuto intatta quel clima aspro e contrapposto di guerra civile
di allora, una festa «partigiana» (con l’accezione etimologica
di una festa “di parte”) o peggio una festa “dei partigiani” non degli
Italiani. Una festa quindi ben lontana da essere un elemento che coinvolga i
sentimenti di una intera nazione.
Con una ricerca
effettuata tempo fa dall’Istituto EumetraMR di Milano, hanno
voluto verificare in che misura gli italiani “sentano” il 25 aprile.
Emerse un quadro contraddittorio e preoccupante.
Circa due intervistati su tre (67%), mostravano di conoscere con relativa precisione ciò che si ricorda il 25 aprile. Ma ben un terzo (33%) dei nostri concittadini non ha neppure una vaga idea.
Il 18% offre risposte paradossali, dicendo che in questa data si festeggia «l’Unità d’Italia» o «l’anniversario di Roma come Capitale» (3%) o «la Festa del Lavoro» (2%) o, c’è chi pensa sia «la fine della seconda guerra mondiale» (9%).
La fascia “più ignorante” è quella dell’età dai 25 ai 45 anni. Tra i laureati, ben uno su quattro non conosce il significato della ricorrenza.
Emerse un quadro contraddittorio e preoccupante.
Circa due intervistati su tre (67%), mostravano di conoscere con relativa precisione ciò che si ricorda il 25 aprile. Ma ben un terzo (33%) dei nostri concittadini non ha neppure una vaga idea.
Il 18% offre risposte paradossali, dicendo che in questa data si festeggia «l’Unità d’Italia» o «l’anniversario di Roma come Capitale» (3%) o «la Festa del Lavoro» (2%) o, c’è chi pensa sia «la fine della seconda guerra mondiale» (9%).
La fascia “più ignorante” è quella dell’età dai 25 ai 45 anni. Tra i laureati, ben uno su quattro non conosce il significato della ricorrenza.
La dimostrazione
che il “25 aprile” in Italia è semplicemente un giorno di vacanza
da scuola o dal lavoro, senza che se ne sappia bene la motivazione.
Provate a
chiedere ad un cittadino francese cosa si festeggi il 14 luglio o
ad uno yankee perché il 4 luglio sia
una festa.
Quelle sono feste che uniscono tutta la nazione!
Quelle sono feste che uniscono tutta la nazione!
Infine io
aggiungo, che cosa dovrei festeggiare il 25 Aprile? Trovatemi un’altra
nazione che festeggia una sconfitta.
Dovrei festeggiare un 25 aprile che fu la fase prodromica di quell’orrenda squallida sceneggiata di piazzale Loreto definita (dagli storici!) una “scena da macelleria messicana”?
O forse dovrei festeggiare il giorno che ha dato il via alle stragi del famoso “triangolo rosso” di Reggio Emilia?
Dopo 74 anni dovremmo festeggiare il 25 Aprile come una festa con i "pugni chiusi" la cui colonna sonora ufficiale è ancora «Bella ciao» nonostante i partigiani non fossero tutti “rossi”?
Permettetemi di non sentirmi di festeggiare una data macchiata da tanto sangue chiamandola “Anniversario della Liberazione” finché non verranno ricordate anche le vittime del “Triangolo rosso” di Reggio e finché non sarà sentita come “festa di tutti” come il 4 luglio o un 14 luglio.
Dovrei festeggiare un 25 aprile che fu la fase prodromica di quell’orrenda squallida sceneggiata di piazzale Loreto definita (dagli storici!) una “scena da macelleria messicana”?
O forse dovrei festeggiare il giorno che ha dato il via alle stragi del famoso “triangolo rosso” di Reggio Emilia?
Dopo 74 anni dovremmo festeggiare il 25 Aprile come una festa con i "pugni chiusi" la cui colonna sonora ufficiale è ancora «Bella ciao» nonostante i partigiani non fossero tutti “rossi”?
Permettetemi di non sentirmi di festeggiare una data macchiata da tanto sangue chiamandola “Anniversario della Liberazione” finché non verranno ricordate anche le vittime del “Triangolo rosso” di Reggio e finché non sarà sentita come “festa di tutti” come il 4 luglio o un 14 luglio.
Piuttosto preferisco ricordare San Marco Evangelista.
Oppure il 145° anniversario della nascita di un grande genio Italiano: Guglielmo Marconi...
Oppure il 145° anniversario della nascita di un grande genio Italiano: Guglielmo Marconi...
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