giovedì 22 agosto 2019

LE REGOLE SONO COME LE CRAVATTE?

Prima premessa: detesto gli stereotipi.
Seconda premessa: c’è una frase di Pablo Picasso che è diventata una mia regola di vita «impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista».
Terza premessa: l’arte della comunicazione, come tutte le arti, dev’essere scevra dai lacci delle regole.

Fatte queste premesse, arrivo subito al dunque: in Inghilterra hanno appena censurato due spot pubblicitari perché in essi emergerebbero stereotipi di genere.
Ebbene sì, il “pensiero unico” prevede che tra uomini e donne non debbano esistere differenze, devono essere pari in tutto distruggendo quindi quelle differenze innegabili ed inequivocabili che le rendono appunto …distinguibili!
Un po’ come se si volessero annientare le differenze tra la carne e il pesce creando qualcosa che non è più né carne né pesce.
Nel primo spot incriminato, alcuni uomini si cimentano in attività avventurose e parallelamente due donne si dedicano invece ad attività – apparentemente – meno energiche: una riposa …ma dopo aver raggiunto una parete a duemila metri, l'altra accudisce un bambino.
Da notare - quindi - che anche dopo una arrampicata su un pendìo, la donna si dedica al puro relax e poi anche accudire un figlio sia descritto come un’impresa, tutto sommato, meno coraggiosa e meno faticosa.
L'altro spot finito sotto la lente vigile del politically correct raffigura un padre al quale viene affidato un neonato dalla madre.
A causa di un momento di distrazione, il figlio si ritrova a gattonare sul nastro trasportatore di un ristorante self-service. Padre degenere?
I grandi geni dell’Advertising Standards Authority (una sorta di “garante per la correttezza della pubblicità” in Inghilterra) spiegano la decisione della sanzione perché la scena lascerebbe intendere che i padri, a causa del loro genere, non siano capaci di curarsi dei propri figli.
Lo spot, come tutti gli spot, vuole semplicemente strappare niente di più che un sorriso. Non è un reportage di sociologia comportamentale genitoriale.
Ma tutto questo sfugge ai piani alti dell’Advertising Standards Authority. E poi c’è chi pensa che gli inglesi siano ancora detentori del “tipically british humour”?
Ma non puntiamo il dito sulla perfida Albione.
Essi sono solo gli ultimi della serie: già in Belgio, Francia, Finlandia, Grecia, Norvegia, Sud Africa e India ci sono state simili uscite sanzionatorie.
Io ritengo che l’applicazione ottusa di una regola contro la discriminazione di genere, porta semplicemente ad una massificazione degli esseri umani e la conseguente abolizione di ogni diversità.
Già la buonanima del principe Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, fece notare che l’eccesso di zelo provoca solo disastri.
Tutto questo in nome di Sua Altezza Reale l'agenda globale del politicamente corretto.

Un padre non può essere pasticcione.
Una donna, sebbene alle prese coi pargoli, è pur sempre astenica rispetto all’ipercinetico marito (sebbene quest’ultimo sia dietro una scrivania)…
Paradossalmente in tal modo passa il concetto che la donna per realizzarsi e fare parte a pieno titolo della società, debba per forza lavorare!

Per coerenza con le mie premesse iniziali, non voglio certo far passare l’idea dello stereotipo degli stereotipi sgradito a molte donne dell’«angelo del focolare», visto che sempre più spesso le donne si ritrovano a fare due lavori (uno fuori – pagato - e l'altro dentro casa – per giunta gratis –) ma da qui a vietare uno spot che presenta una madre scansafatiche o un padre distratto… ne corre!
Ma questi spot non sono certo gli unici a risentire della massificazione sistematica imposta dalla corrente.
Occorre educare in modo subliminale fin da piccoli.
Ci pensa la “Kinder” leader incontrastata delle merendine per bambini.
C’è una piccola pirata che scruta l’orizzonte e scova il suo prossimo bottino su una nave.
Lo spot prevede con un confronto tra la baby-pirata e il capitano della nave assaltata.
Ed ovviamente il tesoro da depredare è costituito da barrette di cioccolato.
Lo spot si chiude a tarallucci e v… ehm, con i due che si spartiscono il “tesoro” e mangiano allegramente in compagnia le barrette di cioccolato.
Innegabile che non sia stato certo un caso la scelta di una bambina per rivestire il ruolo di pirata (per di più come protagonista).
La mia generazione, che ha un precedente con Lady Oscar, non potrà certo stupirsi di ciò, ma è impossibile non notare l’uso del grande potere della comunicazione creativa in modo subliminale e carsico per sovvertire i ruoli offrendo la possibilità di vedersi, riconoscersi, immaginarsi in ruoli e modelli liberi da pregiudizi, donando libertà di esprimersi in modo quanto più fedele alle proprie attitudini, andando oltre gli stereotipi.
Su questa stessa linea, anche “la Sirenetta” nel nuovo live-action della Walt Disney non avrà tratti danesi visto che a impersonare Ariel sarà l’afroamericana Halle Bailey, 19enne della Georgia, pelle d’ebano con lunghi capelli ricci e scuri.
Panta rei, direbbe qualche saggio d’antan.
La Kinder, con questo spot, dà con un messaggio chiaro e immediato: le doti tipiche di un pirata come coraggio, audacia, capacità avventuriere e di comando sono doti per bambine tanto quanto per bambini. 
Guai, quindi, ritrarre in uno spot una bambina – che so – che si limiti a osservare o imitare la mamma che disbriga le faccende domestiche. Giammai!
D’altronde, non possiamo certo stupirci. In tempi recenti, ci siamo abituati ormai a vedere anche nei TG donne spavalde pilotare navi e speronarne altre proprio come i pirati… d’alto bordo.

Riguardo la sovversione di stereotipi, impossibile non notare nello spot della Kinder la rigorosa assenza della figura del padre e - di converso - l’altrettanto rigorosa presenza della figura della madre.
Ma nessuno qui protesta per la discriminazione della figura maschile…
Ecco quindi che nonostante gli sforzi, uno stereotipo appare sempre più radicato: il padre non dedica il proprio tempo ai propri figli e alla propria famiglia.
Un passo avanti, uno indietro.

Ecco quindi la domanda iniziale del titolo: le regole sono come le cravatte?
Giusto che il nodo sia ben stretto.

Ma non troppo stretto per non soffocare, né troppo lasco perché poco raffinato.