giovedì 18 maggio 2017

UNO «STREGA» INVECCHIATO 70 ANNI?

Pare che Walter Veltroni approfittando che della partecipazione al “premio Strega” del romanzo di Monaldi & Sorti intitolato "Malaparte" ha proposto di assegnare un Premio Strega alla memoria a Curzio Malaparte.
Personalmente i riconoscimenti postumi, quelli "alla memoria", “a babbo morto”, mi evocano un senso di squallore, un’emulsione maleodorante tra due aforismi: «nemo propheta in patria» e «de mortuis nihil nisi bonum dicendum est». 
Un po' come i coccodrilli sui giornali!
Un fluido melenso per ovviare alla evidente miopia cerebrale che impedì a tempo debito di riconoscere i pregi di un dato personaggio.
Ecco allora il "premio alla carriera" all'attore ottuagenario o peggio "alla memoria" dopo che l'attore o lo scrittore è stato ignorato e snobbato per tutta la sua vita terrena.
Ammesso che tale proposta di Veltroni venga accettata, il premio suonerebbe decisamente strano e contraddittorio, visto che alle streghe, quelle vere, è riconosciuto la dote di preveggenza, mentre in questo caso il premio Strega… arriverebbe tardi. Decisamente in ritardo, considerando che son trascorsi quasi 60 anni da quando che lo scrittore toscano è passato a miglior vita nel luglio 1957!
Giova ricordare che Malaparte in vita fu tradotto e noto in tutto il mondo e snobbato e ignorato entro i confini italici («nemo propheta in patria» appunto!).
Giova anche ricordare che il prestigioso critico Alberto Asor Rosa, riuscì a confondere Curzio Malaparte con Curzio Maltese, editorialista de “la Repubblica”. 
#epicfail come risponderebbe il popolo dei social.
Occorre però aggiungere (come  ci ricorda Alessandro Gnocchi su “il Giornale”) che Curzio Malaparte fu candidato allo “Strega anche in vita, nel 1950, con il capolavoro «La pelle».
Ma quell’anno vinse Cesare Pavese con «La bella estate»
Malaparte non accettò con diplomazia quel risultato.
E dichiarò solennemente che non avrebbe mai più partecipato a una competizione letteraria. In una lettera a «il Tempo», Malaparte definì il premio come «una di quelle riunioni di famiglia che offrono ogni tanto la possibilità, a certa letteratura italiana maschile e femminile, di vestirsi da sera». Con il tipico sarcasmo malapartiano concluse «Il mio torto è di preferire le riunioni mondane dove regna lo champagne, a quelle dove regna il liquore Strega».
«Game, set, matches», come direbbero i seguaci del tennis.
Ed in una lettera successiva allo stesso quotidiano precisò: «Sono lieto di dichiarare che, se avessi ricevuto il premio, io lo avrei rifiutato».
Meglio tardi che mai.
Brindate, dunque, alla memoria di Curzio Malaparte.
E decidete se farlo con un flûte di champagne o un tumbler di “Strega”.

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