martedì 9 maggio 2017

CAROSELLO: quando rèclame vuol dire emozione.

C'era una volta Carosello, ed ora non c'è più.
Purtroppo! Il nonno di tutti gli spot.
Quando ero bamb... ehm...
È più forte di me, non riesco a cominciare con «Quando io ero bambino».
Non ce la faccio.
«Ai miei tempi…» poi non ne parliamo.
Roba da ospizio con la dentiera traballante e il bastone con il pomello argentato.
Quasi quasi prendo a prestito un altro incipit quello del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry
Allora dico che il bambino che sono stato stato era ipnotizzato da “Carosello”, uno dei programmi televisivi di maggiore successo della TV italiana, andato in onda dal 1957 alla fine del 1976.
Chi c’era ricorderà la sua sigla, la tarantella "Pagliaccio", del repertorio napoletano dell'800, ri-arrangiata dal maestro Raffaele Gervasio.
Carosello, (lo spiego alle nuove generazioni!) racchiudeva una serie di spot (pardon, quelle erano“réclame”) subito dopo il TG delle 20.
Non c’erano solo testimonials ma personaggi ideati per l’occasione, come Carmencita, Calimero, la mucca Carolina, Susanna tutta panna e tanti altri che divennero vere e proprie stars e nella mente dei telespettatori più… (anziani penserete? no, più esperti!) sono ancora adesso rimasti appiccicati ai marchi pubblicizzati.
Quei personaggi erano tutt'uno con il prodotto reclamizzato. Erano inscindibili.
Quelle rèclame sono rimaste nella storia della televisione italiana, come anche modi di dire entrati ormai nel linguaggio comune. 
«Basta la parola» e a tutti balenava nella mente un noto lassativo.
«Le stelle sono tante, milioni di milioni (…)» e ci veniva l’acquolina in bocca per un celebre insaccato. 
«Contro il logorio della vita moderna» e ci sentivamo in mezzo al traffico…
Ma non posso certo elencarveli tutti… non ci ho mica «scritto Jo Condor».

L'idea vincente fu quella di far passare la pubblicità come divertimento, utilizzando in particolare i generi in cui l'Italia allora era maestra: la commedia all'italiana, la rivista e l'avanspettacolo.
Vent’anni di profonde emozioni. 
Vent’anni intensi di veri e propri minifilm con una coda in cui si presentava il prodotto. 
Duravano 2 minuti e 15 secondi ma il messaggio pubblicitario era relegato agli ultimi  30".

Arrivarono poi gli anni ’80, trionfo degli spot brevi con un claim chiaro capace di arrivare subito al dunque senza molti giri di parole. Senza perdere troppo tempo. 
Perché per le società del prodotto da reclamizzare il tempo è denaro!!
Poi con i social networks si arriva ancora più velocemente al dunque con un messaggio virale che cerca di conquistarti con un like.
Come avviene per un post oppure un commento che ci ha colpito o meno.
Il domani sono le Sponsored Stories, ossia vere e proprie forme di marketing sulle quali Facebook sta lavorando già da mesi.
In pratica prevedono dei testi sponsorizzati legati ad un freddo algoritmo per ottenere una maggiore visibilità sul sito.

Nulla a che vedere con l’emozione delle ministorie di Carosello.
Innegabilmente possiamo definire “Carosello” come il nonno degli spot.
E proprio con questa stessa similitudine possiamo spiegare l’evolversi dei costumi sociali.

I nostri nonni -ad esempio- iniziavano una relazione con la ragazzina incontrata a Messa con un sottile gioco di sguardi e ammiccamenti molto misurati senza esporsi troppo presto e troppo in fretta, per poi arrivare solo al termine del gioco al “messaggio”.
Ora i nipotini si ritrovano coi loro corpi avvinghiati ancor prima di sapere i rispettivi nomi.
Mordi-e-fuggi.
Proprio come negli spot: in quei 30” di pubblicità si deve “dare” tutto.
Peccato che manchi quell’emozione che ti faceva assaporare il prodotto.

I nostri nonni -ad esempio- organizzavano un cenetta (a lume di candela) con la ragazza sulla quale avevano posato gli occhi. E forse dopo cena, chissà, ci scappava un bacio.
Ora i nipotini si ritrovano a mangiare in piedi in un angolo appartato, un “paninozzo” all’uscita di un fast-food. 
E nel mentre uniscono il piccante del ketchup... al piccante dei sensi.

Carosello aveva anche delle regole di bon ton.
In 20 anni, non è mai andato in onda il 2 novembre e il Venerdì Santo ed in occasioni tragiche come la morte di papa Giovanni XXIII, di John Fitzgerald Kennedy.

Anni fa ci fu una crociata contro gli spot “che interrompevano le emozioni”, ora invece gli spot interrompono anche le “breaking news” in occasioni di gravissime tragedie. Pecunia non olet.

Ecco perché io rimpiango le emozioni di Carosello dopo le quali, da bravo bambino obbediente andavo subito a nanna…
E a pensarci bene, non esistono più neppure i bravi bambini obbedienti. 
Chiusi nella loro camera armeggiano col tablet fino a tardi.
Bei tempi, Carosello.

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