C'era una volta Carosello, ed ora non c'è più.
Purtroppo! Il nonno di tutti gli spot.
Purtroppo! Il nonno di tutti gli spot.
Quando ero bamb... ehm...
È più forte di me, non riesco a
cominciare con «Quando io ero bambino».
Non ce la faccio.
«Ai miei tempi…» poi non ne
parliamo.
Roba da ospizio con la dentiera traballante e il bastone con il pomello argentato.
Quasi quasi prendo a prestito un
altro incipit quello del capolavoro di Antoine de
Saint-Exupéry.
Allora dico che il bambino che sono stato stato era ipnotizzato
da “Carosello”, uno dei programmi televisivi di maggiore successo della TV
italiana, andato in onda dal 1957 alla fine del 1976.
Chi c’era ricorderà la sua
sigla, la tarantella "Pagliaccio", del repertorio napoletano
dell'800, ri-arrangiata dal maestro Raffaele Gervasio.
Carosello, (lo spiego alle nuove generazioni!) racchiudeva una serie di spot (pardon, quelle erano“réclame”) subito dopo il TG delle 20.
Non c’erano solo testimonials ma personaggi ideati per l’occasione, come Carmencita,
Calimero, la mucca Carolina, Susanna tutta panna e tanti altri che divennero vere e proprie stars e nella mente dei telespettatori più… (anziani penserete? no, più esperti!) sono
ancora adesso rimasti appiccicati ai marchi pubblicizzati.
Quei personaggi erano tutt'uno con il prodotto reclamizzato. Erano inscindibili.
Quelle rèclame sono rimaste nella
storia della televisione italiana, come anche modi di dire entrati ormai nel
linguaggio comune.
«Basta la parola» e a tutti balenava
nella mente un noto lassativo.
«Le stelle sono tante, milioni di
milioni (…)» e ci veniva l’acquolina in bocca per un celebre insaccato.
«Contro
il logorio della vita moderna» e ci sentivamo in mezzo al traffico…
Ma non posso certo elencarveli tutti… non ci ho mica «scritto Jo Condor».
Ma non posso certo elencarveli tutti… non ci ho mica «scritto Jo Condor».
L'idea vincente fu quella di far
passare la pubblicità come divertimento, utilizzando in particolare i generi in
cui l'Italia allora era maestra: la commedia all'italiana, la rivista e
l'avanspettacolo.
Vent’anni di profonde emozioni.
Vent’anni intensi di veri e propri minifilm con una coda in cui si presentava
il prodotto.
Duravano 2 minuti e 15 secondi ma
il messaggio pubblicitario era relegato agli ultimi 30".
Arrivarono poi gli anni ’80,
trionfo degli spot brevi con un claim chiaro capace di arrivare subito al
dunque senza molti giri di parole. Senza perdere troppo tempo.
Perché per le società
del prodotto da reclamizzare il tempo è denaro!!
Poi con i social networks si
arriva ancora più velocemente al dunque con un messaggio virale che cerca di
conquistarti con un like.
Come avviene per un post oppure
un commento che ci ha colpito o meno.
Il domani sono le Sponsored
Stories, ossia vere e proprie forme di marketing sulle quali Facebook sta
lavorando già da mesi.
In pratica prevedono dei testi
sponsorizzati legati ad un freddo algoritmo per ottenere una maggiore visibilità
sul sito.
Nulla a che vedere con l’emozione
delle ministorie di Carosello.
Innegabilmente possiamo definire
“Carosello” come il nonno degli spot.
E proprio con questa stessa similitudine possiamo spiegare l’evolversi dei costumi sociali.
E proprio con questa stessa similitudine possiamo spiegare l’evolversi dei costumi sociali.
I nostri nonni -ad esempio-
iniziavano una relazione con la ragazzina incontrata a Messa con un sottile gioco
di sguardi e ammiccamenti molto misurati senza esporsi troppo presto e troppo
in fretta, per poi arrivare solo al termine del gioco al “messaggio”.
Ora i nipotini si ritrovano coi
loro corpi avvinghiati ancor prima di sapere i rispettivi nomi.
Mordi-e-fuggi.
Proprio come negli spot: in quei
30” di pubblicità si deve “dare” tutto.
Peccato che manchi quell’emozione
che ti faceva assaporare il prodotto.
I nostri nonni -ad esempio-
organizzavano un cenetta (a lume di candela) con la ragazza sulla quale avevano
posato gli occhi. E forse dopo cena, chissà, ci scappava un bacio.
Ora i nipotini si ritrovano a
mangiare in piedi in un angolo appartato, un “paninozzo” all’uscita di un
fast-food.
E nel mentre uniscono il piccante del ketchup... al piccante dei
sensi.
Carosello aveva anche delle regole di
bon ton.
In 20 anni, non è mai andato in
onda il 2 novembre e il Venerdì Santo ed in occasioni tragiche come la morte di
papa Giovanni XXIII, di John Fitzgerald Kennedy.
Anni fa ci fu una crociata contro
gli spot “che interrompevano le emozioni”, ora invece gli spot interrompono
anche le “breaking news” in occasioni di gravissime tragedie. Pecunia non olet.
Ecco perché io rimpiango le
emozioni di Carosello dopo le quali, da bravo bambino obbediente andavo subito
a nanna…
E a pensarci bene, non esistono
più neppure i bravi bambini obbedienti.
Chiusi nella loro camera armeggiano col
tablet fino a tardi.
Bei tempi, Carosello.
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