Si narra Zeus per vendicarsi di Prometeo,
decise di donare ad Epimeteo una splendida ragazza, Pandora (etimologicamente
«tutti i doni») consegnandole uno scrigno che conteneva (a sua
insaputa!) tutti i mali che un uomo può compiere o subire in vita.
Con la tipica curiosità femminile, lei lo aprì contagiando -inconsapevolmente- tutto il mondo con i mali contenuti.
Con la tipica curiosità femminile, lei lo aprì contagiando -inconsapevolmente- tutto il mondo con i mali contenuti.
Corsi e ricorsi storici.
Ecco che nel 2017 A.D. il “vaso di
Pandora” viene riaperto, ma stavolta la contiene il peggiore dei mali che
può affliggere l'umanità: uno stucchevole politically correct.
Ovviamente avete tutti capito che stiamo parlando
del marchio di gioielli danese Pandora, che ha fatto ideare
un cartello pubblicitario affisso in alcune stazione della metropolitana di
Milano, che invita i propri clienti a pensare a un buon regalo di Natale per la
propria partner (o mamma, figlia o suocera).
«UN FERRO DA STIRO, UN PIGIAMA, UN GREMBIULE,
UN BRACCIALE PANDORA.
SECONDO TE COSA LA FAREBBE FELICE?».
Apriti cielo!
Anzi "apriti vaso (di Pandora)"! Ed ecco che
tutti i mali del mondo si diffondono velocemente e altrettanto velocemente lo
slogan diventa oggetto delle critiche stizzite e additato di sessismo perché
sarebbe un concentrato di molti stereotipi femminili!
«Pubblicità da medioevo», «Per
Natale vorremmo soprattutto rispetto, piuttosto che un bel bracciale»,
ed altri simili messaggi (mutuati, copiati e incollati dai precedenti post dell’8
marzo!) postati online per esprimere l’ira funesta femminile (o
post-femminista?)
Come accade spesso la azienda è costretta
a correre ai ripari pubblicando una rettifica nella sua pagina Facebook
ufficiale: «(…) Quante di noi a Natale hanno ricevuto qualcosa di
non gradito? (…) Tutte insieme, quindi, diciamo NO a pigiami, ciabatte e
frullatori ma SÌ ai gioielli che amiamo. Auguriamo a tutte voi di ricevere
proprio ciò che più desiderate».
Permettetemi di esprimere l'opinione (maschilista?)
di colui che ama ancora fare regali alle donne, siano esse mamme, partner,
datrici di lavoro, nonne, amiche o sorelle.
Ma perché una pubblicità del genere è così
problematica?
Perché dobbiamo sempre pesare col bilancino le parole
per paura di essere fraintesi? Quella stessa paura che, pian piano, si è
insinuata in tutti noi e sta inibendo i nostri gesti galanti nel timore
che possano essere interpretati come una molestia "in nuce".
Quella stessa paura che ci sta trasformando in cyborg glaciali incapaci
di manifestare sentimenti.
Le convenzioni sociali e il sempre più imperante “politically
correct” ci stanno obnubilando la mente, impedendoci di capire l’ironia di
uno slogan come questo.
Parliamoci chiaro, le donne sono le prime che pensano
che il pigiama (avete presente quello in pile con gli orsetti polari
disegnati) abbia il fortissimo potere di abbassare la libido maschile e
sono proprio loro che invece attendono di trovare sotto l'albero un bel
gioiello. Allora perché scandalizzarsi? Perché accusare questo slogan di
sessismo?
Che male c’è se a Natale ricevono dal proprio uomo un
braccialetto, come giusto e meritato riconoscimento di un anno dedicato a loro,
ai pargoli, alla casa, un anno durante il quale si sono impegnate -spesso da
sole- per ogni attività domestica (oltre quelle attività della loro
professione!)?
Allora ditelo che preferite un pigiama o un ferro da
stiro (che costa anche meno di un gingillo della ditta danese!).
Buon Natale a tutte le lettrici.
P.S. Vorrei
donarvi un braccialetto ma non vorrei offendere la vostra sensibilità.