Ci sono trattati di psicologia
comportamentale che vorrebbero insegnarci le regole e le consuetudini per
uniformarci alla società e – in caso di trasgressione – la sanzione è
rappresentata dall'estromissione dalla stessa società.
Il dilemma amletico è, quindi, essere
sé stessi o far parte della società?
E pazienza se il simbolo universale della mitezza,
il Dalai Lama, una volta affermò che «dobbiamo
imparare bene le regole in modo da saperle infrangerle nel modo giusto».
Gli esperti ci mettono sull'avviso – ad esempio – di
non incrociare mai le braccia e le gambe durante un colloquio di lavoro perché,
secondo le regole di comportamento indicherebbe un segno di volere tenere le
distanze e di chiusura, ma ad esempio – personalmente – a me incrociare le gambe mi rilassa.
Idem quando seduto a casa davanti alla TV, o sono seduto al ristorante, in situazioni quindi in cui
sono calmissimo e rilassato.
Io ad una conferenza, nel momento di maggior
attenzione, per accentuare l’ascolto, incrocio le braccia.
Non sarà che le regole – come dice il Dalai Lama –
occorre saperle infrangere?
Sempre sul tema delle regole un grande genio
dell’arte come Pablo Picasso, ha lasciato il consiglio di «imparare le regole
come un professionista, in modo da poterle rompere come un artista».
Tutto ruota sulla necessità di apporre
un’etichetta.
Tutto deve essere etichettato.
Ma l’etichetta è come strettissima catena che ci costringe a
comportarsi come tanti cyborg preprogrammati seguendo un novello pifferaio di
Hamelin.
È (forse) proprio per
questo motivo che ho sempre avuto un’allergia per l’adesione a gruppi politici,
ideologici, religiosi pur accogliendone i loro principi generali. Accettarli
globalmente mi crea una sensazione di asfissia.
Io sono io, non un numero di tessera.
La celebre massima,
attribuita ad Ulpiano, “Pacta sunt servanda” (nota a chiunque abbia studiato
giurisprudenza) ci insegna come non ci si possa liberare unilateralmente dagli
obblighi assunti per contratto.
Poi però
Charles-Maurice principe di Talleyrand-Périgord, ci lasciò un
consiglio. «l'eccesso di zelo provoca effetti peggiori della non applicazione
della norma».
A chi dare ascolto,
dunque?
Una regola è da
applicare in modo ferreo o va interpretata e plasmata rendendola applicabile al
caso in questione?
Un esempio: il
divieto di portare bottigliette a bordo dell’aeromobile e al controllo di
sicurezza ci obbligano a gettarle via.
E non c’è spazio di trattativa (l'ottusità regna e impera!)
Il divieto è
ca-te-go-ri-co.
Ho visto anche bimbi in
passeggino che frignavano obbligati a separarsi dalla loro bottiglietta di
succo di frutta.
Ottusità o elasticità?
Prendiamo ad esempio un
farmaco, non agisce allo stesso modo in tutti.
Perché non siamo tutti
uguali.
Non siamo un esercito di cyborg (come le convenzioni vorrebbero indurci
a essere).
Ecco dunque l’esigenza
delle etichette, di invisibili “codici a barre” per arrivare alla massificazione,
alla standardizzazione umana.
Un po’ come le mele, le
pere, le carote o i cetrioli per i quali i nostri legislatori a Bruxelles stabiliscono
anche il diametro e la lunghezza per essere appunto catalogati ed etichettati.
Non ci si rende conto
della forza dell’individuo.
Ayn Rand,
scrittrice, filosofa e sceneggiatrice statunitense di origine russa, ci ha
lasciato scritto che «La più piccola minoranza al mondo è l'individuo. Chiunque
neghi i diritti dell'individuo non può sostenere di essere un difensore delle
minoranze».
E nessuno parla
dell’importanza del singolo individuo.
Passiamo al mondo
dell'arte.
Che ne sarebbe del genio di Vincent van Gogh se prendessimo come
regola aurea la tecnica di pittura di Caravaggio?
Che fine farebbero Picasso, Klimt o Mondrian, a loro modo veri geni dell’arte.
O che ne sarebbe delle
poesie ermetiche di Ungaretti se accettassimo come parametro lo stile di Giacomo
Leopardi o Dante?
«Ognuno è un genio. Ma se si giudica
un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la
sua vita a credersi stupido” disse il genio del '900 per eccellenza, Albert
Einstein…
Nessun commento:
Posta un commento