Per attirare
l’attenzione, in qualsiasi ambito o contesto, la tecnica del "lisciare il pelo" dell’interlocutore è sempre un asso nella manica.
Oppure l’ironia nel
messaggio può essere un grimaldello per far riflettere.
O talvolta è
utile una frase, un gioco di parole che –lento ma stakanovista come un tarlo–
si insinua, silente, nella nostra mente per poi esplodere inaspettatamente e
farci capire con calma ciò che la campagna intendeva fare capire.
Infine si può colpire lo spettatore con un vero shock visivo come un famelico squalo
che ci incontra mentre facciamo due bracciate spensierati al largo, lasciando i
pensieri nella battigia.
Finora per la
comunicazione creativa per lanciare i prodotti dolciari destinati alla colazione ci si è sempre rivolti al
primo modulo. Un messaggio dolce proprio come i prodotti da lanciare.
Poi, ecco che arriva
un nuovo spot che si è abbattuto sulle nostre tv come un …asteroide.
Apriti cielo!!
«Quella
bimba è saccente e antipatica».
«La scena in
cui perisce la mamma può provocare turbamento».
Occorre ricordare che è pur
vero che la prima legge della comunicazione creativa ci dice che “occorre
stupire il cliente”. Ergo, se ha sollevato questo fulmineo polverone, beh, un
primo risultato c’è stato.
Al netto poi del più che prevedibile incitamento al “boycott the…” che nasce spontaneo in qualche mente atrofizzata.
La bambina
saccente poi, è il vero “colpa
d’ala” che dona luce allo spot.
Un po’ come la bimba nella pubblicità della Lufthansa che ci spiega che «è una questione di fisica».
Oppure chi si ricorda del dialogo tra due bambini sul
seggiolino della bicicletta, uno più saccente dell’altra.
Lui con gli occhialini tondi alla Cavour, lei impeccabile con
una compostezza da vera sciura milanese in nuce.
Lui con un modellino di aeroplano
afferma con un evidente rotacismo: «Con l’elettricità farò volare i miei aerei». E lei voltandosi gli
intima sarcasticamente: «Si, ma prima allacciati bene la cintura».
Senza quella spocchia, il dialogo sarebbe
stato decisamente più piatto.
A chi dice poi
che quelle scene possono provocare turbamento nei minori, mi sovvengono in
rapida successione le classiche favolette per bambini dove non mancano lupi
cattivi, draghi, rapimenti, segregazioni in stanze segrete di castelli…
E non
continuo con le scene di violenza quotidiana che vengono proposte anche in
fascia protetta.
Sinceramente io trovo questa campagna davvero
geniale e darei un premio ai “creativi” che l'hanno ideata che
hanno dimostrato di saper superare e azzerare la solita, bieca, banale,
scontata (ed innaturale) famigliola finta che si riunisce insieme a
fare colazione con calma e in armonia.
Senza contare che in altri spot si è
volutamente fatta fuori la figura della mamma per presentare un nuovo tipo di
famiglia più “openminded” e nessuno si è mai lamentato…
Fossi nei panni dell’art director della
agenzia creativa elaborerei subito un nuovo spot:
«che fine ha fatto la mamma?»
E la bimba con
forte accento siculo risponde «…è MOTTA!!».
Nessun commento:
Posta un commento