lunedì 23 gennaio 2012

Il sangue di mio figlio!


Era un tardo pomeriggio di un venerdì primaverile. Gwon era appena uscito dall’ufficio. Iniziava a pregustare un week-end tutto da dedicare alla sua famiglia.
Sintonizzò la radio nella sua stazione preferita, raccontavano di una strana influenza di tre persone in un lontano paese.
Non diede molta attenzione a quella notizia, cambiò subito stazione, era un venerdì pomeriggio... era finita un’intensa settimana lavorativa e voleva rilassarsi con un po’ di musica allegra.
Il lunedì, quando si svegliò, sentì in tv che non erano soltanto 3, ma erano già 30.000 i morti tra le colline remote dell'India orientale.
L’Istituto Superiore per il controllo della Sanità degli Stati Uniti, avevano già iniziato a svolgere le prime indagini preventive al riguardo.
Il martedì era diventata la notizia più importante della prima pagina di tutti i giornali.
I tg aprirono con vari servizi su questa epidemia.
Oramai non era solo circoscritta all’India, ma velocemente venivano a galla casi sospetti anche nel Nepal, Cambogia e Laos. La notizia s’era divulgata in tutto il mondo.
Nessuno capiva come era nata e quindi come la controllarla!
La chiamarono subito “l’influenza misteriosa”.
Il panico investì subito l’Europa che -per precauzione- decise di chiudere le frontiere .
Ignota anche la sintomatologia.
I telegiornali dicevano che per la prima settimana non ti rendi conto di averla, poi si scatena con dolori terribili alle articolazioni e …poi… dopo 2giorni muori.
La Spagna fu il primo stato a chiudere le frontiere a tutti i cittadini partiti da più di 1mese.
L’indomani, il presidente degli Stati Uniti spiegò alla popolazione la necessità di chiudere le frontiere, per evitare il contagio nel paese, almeno fino a quando non avrebbero elaborato la cura...
Nei giorni seguenti la gente si riuniva nelle piazze per pregare o per cercare di organizzare associazioni.
Una mattina, entrò in un locale un signore trafelato: “Accendete la tv e ascoltate la notizia!!”:
due donne erano morte a New York. Nonostante la chiusura delle frontiere e l’embargo, il virus era arrivato in U.S.A.
Ormai “l’influenza misteriosa” aveva contagiato il mondo.
Gli scienziati continuarono a cercare l’antidoto, però brancolavano nel buio più totale e sapevano che ogni secondo che passava, centinaia di persone erano infettate da virus.
Niente sembrava funzionare.
Da un laboratorio del Minnesota arrivò la notizia tanto attesa: era stato decifrato il codice genetico del virus. Si poteva iniziare ad elaborare un antidoto.
Ma per far questo c’era bisogno del sangue puro di qualcuno che non fosse stato mai infettato. La notizia si diffuse: tutti corrvano all’ospedale più vicino per fare degli esami del sangue.
Gwon andò con tutta la famiglia. Con lui anche i suoi vicini.
Un misto di paura e speranza s’impossessò di tutti domandandosi: "che cosa succederà? Sarà così che finirà il mondo?"
All’ospedale, dopo gli esami, uscì un dottore gridando un nome. Il più piccolo dei figli di Gwon afferra il papà per il giubbino e dice: “Papà… perché hanno detto il mio nome!”.
Prima che Gwon potesse reagire, gli tolsero suo figlio da vicino.
Lui gridò: “ASPETTATE!...” o forse ebbe solo la sensazione di gridare.
Infatti quelle parole rimasero impigliate fra le sue corde vocali.
Li seguì. I dottori –con il figlio di Gwon per mano – risposero: “Il suo sangue è pulito, il suo sangue è puro. Siamo salvi. Tutto andrà bene…”.
Dopo 5 minuti i dottori uscirono gridando e ridendo.
Ed era la prima volta che si sentiva ridere o anche sorridere qualcuno in quella settimana.
Il dottore più anziano si avvicinò a Gwon e disse: “Grazie, signor GWON! Il sangue di suo figlio è purissimo, si può fare l'antidoto.. siamo davvero salvi!”.
La notizia si divulgò in pochi secondi in tutto il mondo.  
Qualcuno piangeva, altri gridavano di felicità.
Allora il dottore si avvicinò a Gwon e disse: “Possiamo parlargli per un momento? È.. che …beh …non potevamo sapere che il donatore ….sarebbe stato un bambino e ….beh … sa… per questioni burocratiche… la privacy …etc … sa com'è, abbiamo bisogno che firmiate queste carte per donare il sangue di vostro figlio”.
Mentre legge il foglio gli viene in mente che in più di dodici pagine non è specificata la quantità di sangue e allora chiese: “ma dottore, quanto sangue verrà tolto?”.
Il sorriso del dottore si appannò sul suo viso come il sole attraversato da una nube scura.
Il dottore deglutì e rispose tutto d’un fiato, guardando un punto indefinito avanti a sé fuori dalla finestra: “Noi non pensavamo che sarebbe stato un bambino.
Noi non eravamo preparati.
Noi lo dobbiamo usare tutto!...”
Gwon cercò di reclamare: “come tutto? … ma scherziamo? … no...”.
Il dottore non lasciò tempo: “forse lei non ha inquadrato la questione…. Suo figlio è l'unico con il sangue non contaminato!! Lo capisce, stiamo parlando della cura per tutto il mondo? Per favore …la prego… in nome della scienza! firmi, noi abbiamo bisogno di tutto il sangue di suo figlio...”
Allora Gwon chiese: “però … non potete fargli una trasfusione?”
E la risposta fu: “sì, se trovassimo altro sangue puro lo faremo... altro sangue puro e compatibile con il gruppo Rh di suo figlio”
In silenzio Gwon non sente più le dita della mano che stringono la penna.
FIRMI. La prego!”
Poi sente: "Vuole vedere a tuo figlio?"
Cammina fino alla sala di emergenza.
Nel corridoio lo raggiungono la moglie e una figlia.
Arrivano alla sala.
Il figlio seduto sbarrò gli occhi: “Papà! Mamma! Ma che succede?
Gwon prese la sua mano e cercando di sorridere disse: “Figlio mio, tua madre e io ti amiamo tantissimo, lo sai? Ti amiamo e mai permetteremo che ti avvenga qualcosa che non sia necessario, capisci questo?”
E quando ritornò il dottore disse: “Mi dispiace …ma dobbiamo incominciare presto, persone in tutto il mondo stanno aspettando”...

Che avresti fatto, tu, mentre tuo figlio, su un lettino ti dice: ”Papà… Mamma… perché mi abbandonate?..”
Tu … tu che ora leggi queste righe … te ne saresti andato?
Tu avresti potuto voltare le spalle e lasciare tuo figlio lì?....
Beh … siamo sinceri, Gwon poteva dire, “al diavolo l’influenza misteriosa… ora me lo porto in casa… lo chiudo in una stanza sicura… mio figlio deve vivere … mi spiace per il resto del mondo”.

Gwon non ce la fa. E non puo’ fare altro che salutare suo figlio che s’allontana nella barella.
La settimana dopo, predispose una cerimonia funebre per onorare tuo figlio, che aveva salvato tante vite.
Ma c’è poca gente.
È una bellissima giornata.
Qualcuno che dormiva a casa sua, altri preferirono andare a passeggiare o vedere una partita di calcio.
Altri vennero alla cerimonia, con un sorriso falso e facendo finta di essere interessati. Ma poi scalpitavano e guardano l’orologio ripetutamente.

Gwon avrebbe voluto fermare tutta la cerimonia e gridare: “forse non ve lo ricordate più, ma… mio figlio è morto per voi!!!! Per caso non vi importa?...”

Ecco… a volte è proprio questo quello che Dio ci vuole dire: “Forse non ti ricordi più che mio figlio è morto per voi. Non riuscite a capire quanto vi amò?

È curioso vedere come è semplice per le persone prima rifiutare Dio, e dopo chiedersi perché il mondo va di male in peggio.

È curioso vedere come crediamo ciecamente a tutto quello che leggiamo sul giornale, però siamo pronti a contestare anche le virgole di quanto sta scritto sulla Bibbia.
È curioso come ci sforziamo –giorno dopo giorno– ad accumulare beni terreni e non ci dedichiamo neanche un minuto a fare tesoro delle cose celestiali.
È curioso come qualcuno dice: “Io credo in Dio”, però poi con le sue azioni dimostra che segue ben altri scopi.

È CURIOSO, VERO??
Più curioso è vedere un cristiano così fervente la domenica, ed essere poi un cristiano invisibile il resto della settimana.
È curioso che quando finisci di leggere un articolo di gossip o una partita della tua squadra, sei pronto a commentarlo con tutti gli amici e i colleghi di lavoro e il lunedì non senti la stessa necessità di commentare la Parola della domenica, semplicemente perché … beh non sei sicuro di quello che loro credono, hai paura di urtare la loro sensibilità o… hai paura di ciò che andranno a pensare di te.

È curioso che noi ci preoccupiamo di quello che la gente pensi di noi, piuttosto di quello che DIO pensi di noi.
È CURIOSO, VERO??

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