Qualche tempo fa sentii una barzelletta molto simpatica che
faceva più o meno così:
Ci troviamo nell’aldilà. Un ragazzino incontra un
vecchietto, fanno amicizia e ciascuno incomincia a raccontare la propria
storia.
Il vecchietto esordisce: “Io ero un povero falegname. Ero
vecchio e solo. Poi finalmente arrivò a farmi compagnia un bambino. Era molto
vivace, poi anche lui se ne andò e non seppi più niente di lui!”
A questo punto il ragazzino dice:“Anche il mio babbo era
falegname, era molto povero...”
Il vecchietto trasognante disse: “mio figlio era un bambino
molto speciale. Non era come tutti gli altri. Lui era un bambino speciale.”
“Babbino”- gridò il ragazzo.
“Gesù!”- esclamò con le lacrime il vecchietto.
Di Pinocchio in questi 137 anni s’è detto tutto da quando
Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) scrisse «Storia di
un burattino» pubblicato nel 1883
Tanti hanno voluto trovare di una "chiave di
lettura": filosofica, politica, pedagogica, teologica, psicologica,
giuridica, etc.
Anche il card. Biffi, arcivescovo emerito di Bologna e fine
letterato, analizzò il capolavoro di Collodi secondo una visione “cristiana”
(e, tutto sommato non ci stiamo allontanando dalla barzelletta con cui ho
esordito) facendo emergere moltissimi punti di contatto tra “Le avventure di
Pinocchio” e la Bibbia. Per esempio:
- in Pinocchio esiste una sola figura femminile: la Fata
Turchina; nella Bibbia si parla di più figure femminili, ma in posto di rilievo
è quello di Maria;
- in Pinocchio si parla di 4 monete d’oro, nella Bibbia ci
sono 30 denari (ed in entrambi i casi, le monete portano verso cattive vie!)
- in Pinocchio
troviamo il “Grillo Parlante” come simbolo della coscienza, di ciò che “si deve
fare ” e ciò che “non si deve fare”, beh, nella Bibbia c'è Mosè e le XII tavole
per indicarci le regole!;
- …e Lucignolo? Non potremo vederlo nei panni del diavolo
tentatore;
- ... vi ricordate
dove finisce Geppetto? In pancia ad un pescecane. E il profeta Giona? Dov’era
finito? In una balena!;
- ... il Gatto e la
Volpe dopo aver “scucito” le quattro monete d’oro a Pinocchio come si
sbarazzano dell’ex burattino? Lo “appendono” ad un albero! E nella Bibbia come
finisce chi ha “maneggiato” i 30 denari? appeso ad un albero.
- Pinocchio viene arrestato e finisce davanti ai giudici. Anche
Gesù Cristo finisce davanti a Ponzio Pilato!
- Pinocchio appeso all’albero, capendo oramai di essere in
cattive acque esclama: «Babbino, babbino, perché non sei qui!», Gesù Cristo
sulla croce esclama «Eloi, Eloi, lamma sabactani!», "Dio mio, Dio mio
perché mi hai abbandonato?"
Anche Sigmund Freud, che ha messo il ...naso fra i sogni
degli esseri umani, pretendendo di decifrarli, poteva forse fermarsi davanti a
quel burattino famoso proprio per il suo naso? Certo che no! E siccome il padre della psicoanalisi che è riuscito a
trovare anche nei sonni infantili più innocenti, alcuni aspetti legati alla
sfera sessuale, ecco dunque che in questo caso, non si discosta dal suo amato
leit-motiv intravvedendo in quel “naso che si allunga davanti alla Fata
Turchina” quello che noi tutti immaginiamo, alimentando innumerevoli proverbi o
storielle popolari di molte regioni della nostra Italia…
Poteva ora mancare una chiave politica?
Pinocchio è di destra o di sinistra? Pinocchio è un ribelle,
pertanto è di sinistra!
Ci ha pensato Guillermo Del Toro che ha voluto rivestire il
burattino col suo tipico tratto caratteristico macabro e un po’ funereo a
partire dall’ambientazione: l’Italia ai tempi del fascismo con contenuti quindi
fortemente politicizzati.
Il regista messicano ha messo le mani avanti affermando che
non sia un adattamento ma sia "liberamente tratto" dal racconto dello
scrittore toscano. Resta allora un mistero sul perché il titolo sia
"Pinocchio".
Già nel 1940 Walt Disney lo rivestì come un bambino
tirolese, ma per lo meno la trama restò quella originale di Carlo Lorenzini in
arte Collodi! Nel 2001 poi, anche Steven Spielberg si ispirò – su suggerimento
di Stanley Kubrick – a questa favola per «A. I. Artificial Intelligence»
ambientandola in un mondo futuro popolato da robot. Ma ha avuto il buongusto di
non citarlo nel titolo!
La fantasia del regista messicano immagina un Geppetto
ubriaco e collerico che sradica un tronco cresciuto vicino alla tomba del
figlioletto, Carlo, intagliandolo in modo da dargli la parvenza di un burattino
che durante una notte prende vita in un modo molto dark simile al dottor
Frankenstein. Poi ha pensato anche di sbarazzarsi della figura materna della
Fata Turchina. Così come per il Gatto e la Volpe.
Lucignolo, il tentatore, poi è il figlio del Podestà locale
che non trascinerà Pinocchio nel paese dei balocchi ma in un campo di
addestramento fascista per "balilla".
Il regista infine fa passare la disobbedienza tipica di
Pinocchio come una forma di ribellione ai condizionamenti ideologici imposti
dal regime del tempo: quindi Pinocchio è ovviamente un antifascista!
È già tanto che non l’ha mandato in montagna come
partigiano! Io penso che qualche sussulto nel loculo a Collodi ci sia stato!
Tanto si è scritto sulle licenze di fantasia sfrenata di
alcuni registi per quanto riguarda la trasposizione di un libro in film
stravolgendone spesso il senso. Io ritengo che debba esistere una sorta di
"copyright ideologico": il regista può fare un adattamento di un
testo purché rispetti il senso che l’autore ha voluto dare all’opera.
Chissà se Carlo Lorenzini in arte Collodi, nel suo villaggio
toscano vicino a Pescia, nel lontano 1881, iniziando con il suo «C’era una
volta… ,“Un re” – direte voi!» immaginava quanti si sarebbero ispirati alla sua
storia di quel burattino disobbediente?