lunedì 23 aprile 2012

L’ ANELLO PREZIOSO E LO STUDENTE ANGOSCIATO

Questo piccolo aneddoto l’ho scoperto per puro caso su una pagina facebook "se staremo zitti noi, grideranno le pietre". (clikkate per vedere questo sito)
È ricco di questi aneddoti uno più bello dell’altro!
Questo mi è piaciuto e mi ha commosso più degli altri e ve lo voglio proporre in questo blog!

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Un giorno uno studente andò dal suo professore per esprimere il suo stato angosciato e triste:

«Mi sento una nullità, non ho la forza di reagire. Tutti mi dicono che sono un buono a nulla, che non faccio niente di bene, che sono un perfetto idiota. Come posso migliorare? La prego mi aiuti! Che cosa posso fare perché mi stìmino un po’ di più?»
Il professore non gli presto tanta attenzione e, mentre compilava un registro, senza neppure alzare lo sguardo, gli rispose: «Mi spiace, caro ragazzo, ma ora non posso aiutarti! Devo prima risolvere un mio problema ben più importante e grave del tuo che mi perseguita da tempo. Poi, se avrò tempo, forse, potrò anche pensare al tuo problema!»
Si fermò, fece una pausa e sollevò lo sguardo e disse: «Se tu mi aiuti, forse posso risolvere il mio problema più rapidamente e quindi potrò aiutarti a risolvere il tuo...»
«Ma certo, professore!» balbettò il giovane, e ancora una volta si sentì mortificato di non essere capace di soddisfare ciò che gli stava per esser chiesto, sebbene ancora non sapesse di che si trattava!
Il professore si sfilò un anello dal mignolo e lo diede al ragazzo: «Va’, corri al mercato. Devi vendere questo anello perché devo saldare un debito. Occorre ricavarne il più possibile. Ma non accettare meno di una moneta d’oro. Va e torna con la moneta al più presto!»
Il giovane prese l’anello e partì.
Appena giunto al mercato cominciò ad offrire l’anello ai mercanti. Essi lo guardavano con grande interesse, ma quando il giovane diceva quanto chiedeva per l’anello, scoppiavano in una risata grassa e denigratoria.
Quando il giovane menzionava la moneta d’oro, altri se ne andavano –sprezzantemente- senza nepure guardarlo.
Però incontrò un vecchietto che fu più gentile da spiegargli che una moneta d’oro era davvero troppo per quell’anello.
Altri tentavano di venire incontro al giovane, arrivando ad offrirgli una moneta d’argento e una coppa di rame, ma il giovane doveva attenersi alle istruzioni del professore di non accettare meno di una moneta d’oro e rifiutava quindi ogni altra offerta.
Abbattuto dal fallimento di quella sua missione, il ragazzo si rendeva conto di essere davvero un fallito, e ovviamente, l’eventuale aiuto promesso dal professore, era in fortissimo pericolo.
Salì a cavallo e tornò indietro.
Si disperava e rimpiangeva di non esser riuscito ad avere una moneta d’oro. Avrebbe voluto possedere una moneta d’oro per poter comprare egli stesso l’anello in modo da liberare dalle preoccupazioni il suo professore e poter così ricevere i suoi consigli. Ma non l’aveva!

Giunto in casa del professore disse: «Mi spiace tanto, mi spiace davvero, ma è stato davvero impossibile ottenere quello che mi ha chiesto. Forse potrei ottenere due o tre monete d’argento!! Tutti mi dicono che il suo valore è di molto inferiore e molti mi hanno riso dietro… ma, se mi permette professore, io credo che non si dovrebbe ingannare nessuno sul valore dell’anello, non le pare?»
«È molto importante ciò che dici, giovanotto!!» rispose sorridendo il professore.
«Quindi è bene sapere il valore esatto dell’anello prima di venderlo. Esci, vai dal gioielliere. Chiedigli il vero valore dell’anello e a quanto lo si può vendere.
Ma non venderlo. Chiedi solo quanto è il suo valore. E poi riportalo qui».
Il giovane andò dal gioielliere e gli chiese di valutare l’anello.
Il gioielliere esaminò attentamente l’anello con una lente, lo pesò e poi disse: «Di’ al tuo professore che questo è un anello antico davvero prezioso. È un peccato che abbia urgenza di venderlo! In un altro momento forse sarei potuto arrivare ad offrire fino a 70 monete d’oro, ma se vuole venderlo subito non posso dargli più di 58 monete d’oro!!»
«C I N Q U A N T O T T O MONETE D’ORO?» sillabò il giovane!
«!» rispose il gioielliere, «se ha urgenza di vendere non una di più!!»
Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare tutto quello che era successo.
«Siediti» disse il professore e dopo aver ascoltato tutto il racconto, parlò con calma: «Vedi, tu sei proprio come questo anello, un gioiello prezioso, raro e unico che può essere valutato soltanto da un gioielliere esperto. La gente è spesso superficiale nei giudizi!
Pensavi forse che chiunque fosse in grado di scoprire il vero valore di un anello prezioso?»
Così dicendo, si rimise l’anello al dito.
«Tutti noi siamo come quel gioiello.
Preziosi, rari e unici, giriamo per tutti i mercati della vita, affidandoci al giudizio di  persone inesperte. Ma solo uno specialista sa il vero valore di una cosa!
Il grande “gioielliere” che conosce il tuo vero valore è solo Nostro Signore!!
Lui ci ha comprati a prezzo del suo sangue ed Egli ci ama come la pupilla dell’occhio Suo e da parte nostra, abbiamo solo il dovere di non buttare al vento la nostra vita, affidandoci a valutazioni di persone inesperte!!»

domenica 22 aprile 2012

QUANDO UN'OMELIA SIGNIFICA PARLARE CHIARO!

Molto spesso ci capita di ascoltare omelie un po’ troppo lunghe o forse banali o forse superficiali.
Altre volte i sacerdoti scambiano l’ambone per una tribuna di un comizio dove arringare i fedeli.
Poi capita anche di sentire omelie come questa che ti inchiodano al banco ad ascoltare e seminano nel nostro cuore delle parole che … ci scuotono andando al nocciolo della questione senza girarci attorno.


«Io che per voi sono sacerdote, ma con voi sono cristiano, qualche volta mi scandalizzo. Poche volte… e non sono le debolezze umane a scandalizzarmi, piuttosto l'arroganza ridicola e assurda di chi pretende di essere qualcuno o qualcuno importante.
Questo mi scandalizza.
Di chi pretende di sapere più di coloro che sanno davvero e questo è il segno della più patetica di tutte le ignoranze.
E questo mi scandalizza.
Dirsi cristiano o cristiana e poi infischiarsene olimpicamente di quanto la Chiesa, nella voce dei legittimi pastori professa, difende e insegna.
Questo mi scandalizza.
Parla duro, oggi, il Signore nel Vangelo e, scusatemi, per oggi parlerà duro anche questo Suo sacerdote.
Mi scandalizza l'atteggiamento, balordo e maleducato, di chi, dicendosi cristiano o cristiana , non sa trattare con un minimo di rispetto e considerazione il Papa, i Vescovii ministri di Dio.
Mi scandalizza l'incoerenza brutale di troppi cattolici che nella vita pubblica e nel modo di trattare gli altri disdicono con patetica sfrontatezza tutto quanto poi vengono a "professare" tra virgolette, in chiesa.
Mi scandalizza la madornale stupidità di chi usa internet per rinnegare la propria appartenenza alla Chiesa, affrettandosi ad appoggiare il primo scemo che abbia qualcosa da dire contro la Chiesa.
"Il Papa venda il suo anello per sfamare gli affamati del Congo".
Andiamo a mettere in vendita all'asta, "la Pietà", così sfamiamo la gente di chissà dove… e andando non solo a sottoscrivere, ma anche a condividere pornografia, bestemmie e scelleratezze ed esserne fiero. Questo mi scandalizza.
Così facendo non sono né freddi né caldi, né cristiani né atei… sono tiepidi.
Ebbene, col Libro dell'Apocalisse io vi ricordo che "i tiepidi saranno vomitati dalla bocca di Dio."
E dico tutto questo non nascosto dietro la sicurezza vigliacca di un computer, nel soggiorno della propria casa, ma dalla cattedra più sacra che ci sia in questo Paese, dalla cattedra della Parola di Dio.
Mi scandalizza che ben lungi dal prendere decisioni coraggiose, anche radicali -il Signore parla oggi di tagliare una mano, un occhio, un piede- per il bene della propria salvezza eterna, preferisce tagliare e ritagliare il tempo della preghiera, della Messa, della catechesi, dell'adorazione, della confessione e di tutto quanto mantiene effettivamente viva la propria fede.
Il resto non si tocca.
Ma in quanto alla fede ci riferisce, accomodatevi, siamo alla svendita totale.
Mi scandalizzano i genitori che, anziché farsi aiutare dagli altri educatori, anche quelli dell'ambito della fede, tagliano ogni eventuale correzione o richiamo, generando così piccoli bulli e teppisti, totalmente impreparati per la vita e destinati con ogni probabilità al più strepitoso fallimento in tutti i campi della vita.
Altro che genitori… Complici!
I primi e inescusabili responsabili della vita sciupata dei figli, che pensano che il parroco debba essere un simpaticone disposto a fare tutti gli sconti immaginabili se vuole che il figlio o la figlia vengano alla catechesi.
Ebbene, capitelo bene, una volta per tutte, il parroco non è qua per accontentare tutti, ma per insegnarvi l'ardua e impegnativa via della salvezza.
Di tagli parla oggi il Signore.
Bene! Io ve ne suggerisco la versione aggiornata.
Si tagli la lingua chi la usa per diffamare, per spettegolare, per calunniare, per uccidere. Tagli la linea telefonica chi la usa per distruggere l'unità delle famiglie, delle comunità, delle persone.
Tagli la connessione di internet chi la usa per rimanere "appoltronato" nella mediocrità di un mondo virtuale nel quale di impegno o apporto positivo non c'é proprio nulla, tranne che un patetico cyber-fannullare che fa perdere in modo penoso il senso della realtà, nonché dare una patetica visione dei propri squallidi interessi.
Dia un taglio alla superficialità, alla banalità, alla vanità, alla superbia petulante chi vive chiuso nel proprio egocentrismo, incapace di scoprire quanta silenziosa sofferenza si aggira nel nostro mondo, nel nostro tempo.
L'ultima frase del Vangelo odierno parla dell'Inferno, del quale io vi parlo sempre molto poco perché preferisco orientarvi in positivo, ed è una scelta che mantengo, evidentemente, ma più di una pecora insolente farà bene a ricordare oggi e ogni tanto, la drammatica possibilità che incombe sulla vita di ognuno di noi.
Lo stesso Signore che insegna oggi che chi non è contro di noi, è per noi, è quello che dice, senza contraddirsi, che chi non è per Lui, è contro di Lui.
E che chi non raccoglie con lui, disperde.
Quel Signore che esige decisioni chiare ed effettive, non solo affettive, non solo chi dice "Signore, Signore" entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi compie veramente la volontà del Padre.
Quel Signore che attende prese di posizione senza tentennamenti e senza ripensamenti. Nel professare adesso il Credo, io intendo rinnovare a Lui la mia fede assoluta e la mia disponibilità totale alla Sua volontà, fede che si deve dimostrare nell'obbedienza alla Sua Parola.
Obbedienza… non è una parolaccia.
Obbedienza alla Parola di Dio.
Chi non è disposto all'obbedienza della fede… sì, perché la fede implica un'obbedienza, non può essere cristiano.
Chi non è disposto all'obbedienza della fede, se ne torni a casa, perché viene in chiesa a perdere il tempo.
Chi è disposto, ma non solo adesso, bensì per tutta la vita, a mostrare al Signore la disponibilità della Madonna, degli angeli che rimasero fedeli, dei santi di tutti i tempi, professi allora ad alta voce, con me, il Credo, ma non solo con le labbra, ve ne prego… con il cuore, anzi, con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, come ci insegna il primo comandamento.
Amen.»

venerdì 20 aprile 2012

21 APRILE 2016 - 2769° NATALE DI ROMA





21 Aprile 2016: Oggi è il 2769° compleanno di ROMA, "Caput Mundi", città eterna!
Secondo una leggenda il 21 aprile del 753 a.C. Romolo fondò la città di Roma.
Romolo, era discendente dalla stirpe reale di Alba Longa, che a sua volta discendeva da Silvio, figlio di Lavinia e di Enea, l’eroe troiano giunto nel Lazio dopo la caduta di Troia.
Romolo voleva chiamarla ROMA ed edificarla sul Palatino, mentre Remo la vuole battezzare Remora e fondarla sull'Aventino.
È lo storico Tito Livio che ci riferisce le due più accreditate versioni dei fatti: «Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli aruspici, chi  scegliere per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione.
Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l'Aventino.
Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo.
Romolo però ne erano apparsi il doppio. Quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l'uno e l'altro contemporaneamente.
Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti.
Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra.
È più nota però la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette [più probabilmente il pomerium, il cosiddetto solco sacro] e quindi Romolo, al colmo dell'ira, l'avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d'ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura».
In questo modo Romolo s'impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore».
La cristianità raffronta questo episodio con quello biblico di Caino ed Abele come pure nei gemelli abbandonati alla corrente del fiume Tevere in un cestello di vimini, si compara l’episodio di Mosè, il legislatore del popolo d’Israele.la lupa capitolina...
La data pare sia stata fissata dallo storico latino Varrone, sulla base dei calcoli effettuati dall'astrologo Lucio Taruzio, ma è più leggendaria che storica perché risulta accertato che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già esistesse un agglomerato associativo che copriva tutta l’area sacra di Sant’Omobono, nei pressi del Foro Boario, che risaliva al XIII° secolo prima di Cristo.
Che Roma sia nata nel 753 a.C. o prima, poco importa, perché la celebrazione del 21 aprile, nell’antichità, era una grande festa chiamata "Palilia" in onore della Dea Pale, un’antica divinità romana della pastorizia, considerata di solito femminile, talvolta maschile, connessa con la sacralità del Colle Palatino.
I moderni studi storici e archeologici, che si basano sia su queste ed altre fonti scritte, sia sugli oggetti e i resti di costruzioni rinvenuti in vari momenti negli scavi, tentano di ricostruire la realtà storica che sta dietro al racconto mitico, nel quale man mano si sono andati riconoscendo alcuni elementi di verità.

Son passati 2768 anni, ma tante cose son passate.

Non resta che citare una splendida canzone che amaramente la definiva: 
" Greta Garbo di vanità 
Tu con il cuore nel fango 
L'oro e l'argento, le sale da tè 
Paese che non ha più campanelli"

sabato 14 aprile 2012

Scherza coi fanti ....

In principio fu la campagna pubblicitaria dei jeans «jesus» negli anni ’70 scaturita da quel vulcano di “pugni nello stomaco” che è Oliviero Toscani.
Il manifesto aveva in primissimo piano una ragazza adolescente con degli hot pants in jeans in voga in quegli anni ed uno slogan mirato e provocatorio “chi mi ama, mi segua”.
La pubblicità fece scalpore ma assolutamente efficace.
Oggi quasi nessuno ricorda più i “jeans jesus” ma molti conoscono quel manifesto che addirittura conquistò l’ambitissimo premio internazionale “Advertising International FilmFest Prize”.

Dopo circa quarant’anni, incuranti della saggezza dei nostri nonni “scherza coi fanti e lascia in pace i santi”, c’è sempre qualcuno che ci riprova a fare marketing usando addirittura immagini strettamente collegate alla tradizione religiosa con slogan rimodellati "ad hoc"!
È il caso di una casa di moda –della quale volutamente non faremo il nome! – che, lo scorso anno, presentò la propria linea a Pitti Uomo, usando un immagine di Gesù sulla croce con la scritta “Padre perdona loro perché non sanno quello che indossano”.
In un'altra immagine c'è la parodia dell'Ultima Cena di Leonardo con lo stilista nei panni di Gesù a tavola con gli apostoli il Giovedì Santo il claim “prendete e indossatene tutti”.
C’è poi chi allestisce lo stand a forma di chiesa con relativo altare e crocefisso e una scritta del tipo «fedeli allos tile» con le navate che vengono usate per far sfilare le top-models
La prima reazione tra i cattolici è stata giustamente “i pubblicitari sanno di non rischiare la pelle giocando coi simboli cristiani”. Noi siamo quelli famosi del “porgi l’altra guancia”. Chissà perché non hanno coinvolto Allah o Maometto”?
Ma forse è meglio fermarsi qui con le nostre considerazioni negative: forse è solo legato alla voglia di stupire e chissà in queste pubblicità non c’è forse manca un attacco premeditato al cristianesimo.
Più che altro  semmai potremmo parlare di attacco preterintenzionale…
Sia chiaro, io da grande appassionato di comunicazione creativa, storco il naso e stringo i denti davanti a simili manifesti che abbinano banalmente e sciattamenteil crocefisso alla promozione di un prodotto commerciale, però gli attacchi al cristianesimo sono tutta un’altra cosa.
Una volta fu domandato a Damien Hirst, prestigioso esponente inglese del gruppo conosciuto YBAs (Young British Artists) per quale ragione gli artisti del XX secolo, sentissero l’esigenza di “tirare in ballo” spesso e volentieri nelle loro opere i “cristi e madonne” con la sensazione evidente di aver tutta l’intenzione di essere irridenti ai simboli religiosi e col rischio di ...inimicarsi i potenziali clienti di quella religione.
Hirst rispose candidamente che "gli artisti di oggi e di sempre usano simboli, e attualmente gli unici veri simboli di cui dispone la nostra civiltà occidentale nel III millennio sono quelli religiosi".
È innegabile: in un mondo "mordi e fuggi" gli unici simboli del nostro mondo sono solo quelli religiosi!
La Passione di Cristo è servita agli artisti dei secoli scorsi per parlare del dolore; la Madonna con il Bambino in braccio è servita per parlare della tenerezza; e i pittori hanno imparato a usare il rosso dipingendo il sangue di Cristo.
Ha ragione quindi Damien Hirst: i nostri simboli sono solo Cristo, la Vergine, i santi, gli angeli e, di converso, anche i demoni.

Il grande artista Igor Stravinskij, disse che è necessario credere in Gesù, Maria, (e, per antinomia, nella realtà fisica del diavolo) per fare musica sacra (e per lui la musica era tutta sacra).
Poi ci sono anche le icone moderne: il David di Michelangelo, il Colosseo, CheGuevara, la Marilyn di Andy Wahrol, la Ferrari,  etc.
Ma tra un simbolo e un’icona c'è una bella differenza: i simboli col tempo si sono “fissati” nella nostra carne, appartengono alla nostra vita, al tempo e allo spazio in cui viviamo.
L’intento dell’art-director in pubblicità è attirare l’attenzione dell’ipotetico cliente.
Anche noi usiamo modi di fare per non passare inosservati nel nostro ambiente: c’è chi ci riesce con un sorriso o con un una sguardo magnetico, chi con un modo di parlare affabulante e chi lo fa con un bel pugno allo stomaco al primo che passa. In tutti i casi non si passa inosservati.
E se dal pugno scatta la rissa, poi si finisce sui giornali. Ecco quindi che se volevo farmi notare ci son riuscito benissimo.
La comunicazione creativa si fonda su questa stesso meccanismo.
Tutto sommato anche i pubblicitari sanno che quelli sono i soli simboli del nostro tempo, e talvolta qualcuno, magari senza volerlo e non proprio nel modo più elegante, ce lo ricorda dimenticandosi che la creatività  non deve essere distaccata dal buon senso e dal buon gusto ricordandosi della saggezza antica e mai passata di moda dell’ammonimento scherza coi fanti e lascia in pace i santi”.