mercoledì 12 dicembre 2012

«DESTRA» o «SINISTRA»?: ci aiuta il dizionario.

Si sa, qualsiasi dialogo, ad un certo punto, sfocia sempre  in politica:
 «Io son di “destra”!!!».
«Per carità! Io sono di “sinistra”!!!!».
Ma che cosa si intende dire?
«I terminidestrae sinistra hanno fatto il loro ingresso nel linguaggio politico moderno durante la Rivoluzione francese, nel periodo della Costituente» ci spiegano bene Franco Ferraresi e Anna Elisabetta Galeotti nel libro “Destra/sinistra «e più precisamente in occasione del dibattito sul diritto di veto del re: quanti erano favorevoli a concedere al monarca il diritto di veto incondizionato sui lavori dell’assemblea sedevano a destra, i contrari sedevano a sinistra. La destra fu quindi identificata con i "realisti" e divenne sinonimo di conservazione, reazione e gerarchia; la sinistra fu identificata con le forze rivoluzionarie e dunque associata a progresso, uguaglianza, innovazione.
Da allora la scena politica ha subito le trasformazioni più straordinarie, che ne hanno radicalmente modificato la fisionomia; la distinzione “destra/sinistra” è però rimasta a dividere in due il campo della politica, identificando e connotando azioni, movimenti, ideologie e regimi…
Naturalmente i contenuti e i significati attribuiti alla dicotomia si sono modificati, sostituendosi e in parte sovrapponendosi a quelli originari, mutando di segno e invadendo sfere in precedenza sottratte alla connotazione politica».

Ancora adesso noi usiamo, quasi tutti i giorni, questi termini nel nostro modo di parlare sebbene qualcuno dice che non esiste più la destra e la sinistra...
 Ma ci  siamo mai domandati quale significato molteplice (o per usare un parolone "polisemantico") non solo politico, abbiano acquisito questi termini oggi?

Proviamo pensare a queste due parole: proviamo ad esempio a descrivere con un aggettivo, un rumore che – nel cuore della notte - ci sveglia provocandoci ansia e apprensione. Diremo un rumore sinistro”.
Oppure – ad esempio – imbottigliato nel traffico, ad un incrocio, ci tamponano in auto. Andremmo immediatamente dall'assicurazione per la “denuncia di un sinistro”.
E a proposito di incroci. A chi spetta la precedenza secondo il Codice della Strada? A chi proviene da destra o da sinistra?
Proviamo invece  a descrivere un nostro caro amico, una persona di cui di fidiamo ciecamente nel nostro lavoro. Diremo “è il mio braccio destro”.
E come definiamo un'azione fatta in barba alle norme? Sarà un tiro mancino”.

Ancora adesso c’è poi un modo di dire: “a destra e a manca”, dove per “manca si intende “sinistra”. Che quindi.... “manca” di qualcosa.
Ma usciamo fuori dai nostri confini!
In inglese come si dice “destra”? «Right», cioè “giusto”.
E “sinistra”? «Left», ovvero participio passato del verbo “to leave” (lasciare, partire, abbandonare) quindi “left = partito, lasciato, abbandonato”.

E il francese dei nostri cugini d’oltralpe?
«Gauche» significa sinistra come anche “goffo, maldestro, impacciato”.

Aggiungiamo anche – last but not least – una citazione dal “libro dei libri”: la Sacra Bibbia.
Nel Vangelo di Matteo, al capitolo XV, versetti 32 e seguenti troviamo questa esaustiva descrizione del giudizio finale:
«E si raduneranno dinanzi a lui tutte le nazioni, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecorelle dai capretti : e metterà le pecorelle alla sua destra, e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a quegli, che saranno alla sua destra: “venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato a voi sin dalla fondazione del mondo”. (…) Poi dirà a coloro, che saranno alla sinistra:via da me, maledetti, al fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo, e per suoi angeli”.
Questi (a sinistra!) all'eterno supplizio e i giusti (a destra!) poi alla vita eterna».
Ed infine… sempre secondo la Sacra Scrittura, il quale lato “siederà il Figlio di Dio”?
Alla “destra” o alla “sinistra” del Padre?

sabato 1 dicembre 2012

I MEDIA E LE SCOPERTE MEDICHE : non tutto ciò che scrivono è vero; non scrivono tutto ciò che è vero

Vi è mai capitato rovistare affannosamente in qualche scatolone nella soffitta della nonna per cercare un qualcosa che vi serve e trovare –invece- tutt’altro, che non era assolutamente nelle vostre mire, di cui non conoscevate minimamente l’esistenza ma capace d’attirare particolarmente il vostro interesse…
Bene, qualche tempo fa mi è capitato una cosa molto simile: mi trovavo a scartabellare fra volumi impolverati in una biblioteca in cerca di materiale per motivi di studio. Tra un volume e l’altro mi sono imbattuto in una rivista scientifica.
il prof. Johannes Lelkens, emerito docente
di fisiologia dell’Università di Maastrict
Nella copertina si annunciava con aggettivi eclatanti un saggio (zeppo di numeri, citazioni, statistiche e dati scientifici) del 1994 del prof. Johannes Lelkens, emerito docente di fisiologia dell’Università di Maastrict, allora docente all’Istituto “Meedo” di Karkrade (Olanda).
Fui colpito da quegli aggettivi roboanti che lasciavano presagire una scoperta del secolo. Ma quella rivista risaliva al dicembre 1993 : quasi vent’anni fa!
Mi soffermai a pensare: possibile che, se tale saggio era tanto rilevante, non fosse balzato all’onore delle cronache prima? Come mai il prof. Johannes Lelkens non è stato insignito del premio Nobel per la Medicina? Chi era questo novello Carneade?
Spinto da curiosità iniziai a leggere e rimasi a bocca aperta! Che cosa rivelava di straordinario il prof. Lelkens?
Che sui preservativi è in atto una colossale truffa. Erano tutti dati sconvolgenti sulla (non)efficacia dei preservativi. Il tutto supportato da minuziosi e dettagliati dati scientifici, nonché citazioni, statistiche.
Allora perché questi dati non sono stati mai resi noti in questi quindici anni?
In tutti i casi si nasconde una colossale truffa! Per giunta una truffa alle spalle dei giovani ai quali viene descritto il preservativo come un toccasana, una bacchetta magica, uno scudo per poter esaudire tranquillamente (o quasi!) le proprie esigenze fisiche senza alcuna preoccupazione.
Alla luce delle ricerche del professor Johannes Lelkens, la struttura molecolare del lattice non impedirebbe assolutamente la trasmissione di malattie quali l’AIDS
Non solo! Anche dal punto di visto anti-concezionale (uso principale del preservativo da parte dei giovani per… evitare sorprese!) non raggiungerebbe il 100% della sicurezza!!!
La tesi del prof. Lelkens parte da una semplice constatazione: una donna utilizzando costantemente, in ogni rapporto sessuale, il preservativo ha tra il 9% e il 14% delle possibilità di rimanere incinta!
Se quindi 100 coppie, per un anno intero usassero esclusivamente il preservativo come anticoncezionale, circa 12 donne rimangono incinte.
Vabbè, si dirà questa è solo l’opinione del prof. Lelkens.
Ecco quanto afferma il prof. C.M. Roland: “Sulla superficie del preservativo la struttura originale appare al microscopio come un insieme di crateri e di pori. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l'interno e l'esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus".
Per il prof. Leopoldo Salmaso, medico epidemiologo e aiuto infettivologo presso l'ospedale di Padova "Il preservativo può ritardare il contagio, ma non arrestarlo". Poi fa un esempio:"Se un bambino ha il morbillo potremo tenerlo a casa (eliminando il rischio di contagio) oppure mandarlo a scuola facendogli indossare una mascherina. Ma con la mascherina contagerebbe i compagni di scuola in quindici giorni, anziché in uno. Ma l’epidemia generalizzata ci sarebbe egualmente".
Questo parere è stato confermato dai risultati delle ricerche condotte dal Federal Drugs Administration
Non dimentichiamoci poi che il profilattico durante il rapporto può subire lacerazioni (fino al 18,6% dei casi!), può provocare passaggio di liquido seminale se non utilizzato correttamente!
La dott.ssa Susan C. Weller che ha studiato la frequenza della trasmissione del virus aggiunge: “usando sempre il preservativo per un anno, tra coppie di marito e moglie nelle quali uno solo è sieropositivo ben il 30% delle persone sane si è ammalato nell'arco di un anno”. A questo punto sorge spontanea una domanda: perchè i risultati di queste ricerche non sono noti all'opinione pubblica? Forse per non ingenerare un panico di massa? Ma quando c'è di mezzo la nostra salute, non abbiamo tutti il diritto di sapere? Non sarà che la vendita di preservativi fattura milioni di dollari in tutto il mondo e simili notizie segnerebbero la fine di un così imponente business?
Se qualche produttore di condom avesse avuto la dimostrazione della falsità delle teorie “lelkensiane” non avrebbe elaborato una forte campagna stampa per sbugiardare a livello mondiale il professore emerito di fisiologia dell’Università di Maastrict?
Se invece sono stati zitti. Anzi…hanno anche insabbiato la questione!
Vuoi vedere che il professore aveva colto nel segno!!
Una vera truffa delle multinazionali della gomma – continua il professore olandese – e quel che è grave sulla pelle dei giovani ignari e convinti dell’assoluta sicurezza del profilattico, (e ciò è ancora più grave!) inducendoli a “giocare” alla roulette russa con la propria vita rassicurandoli riguardo ai propri personali “divertimenti”...
Abbiamo –allora – da una parte professori, luminari della medicina, secondo i quali l’uso del preservativo assurge quasi ad un obbligo morale per i giovani! - tacciando di oscurantismo la Chiesa, e dall’altro il professor Johannes Lelkens, che si ostina a mettere in guardia (sia dal punto di vista morale che medico) i giovani e accusa invece di truffa professori, luminari della medicina che issano lo stendardo del condom come panacea per tutti i mali!
Se qualcuno -fra i produttori di condom- avesse avuto la dimostrazione della fondata falsità delle teorie “lelkensiane” avrebbe senz’altro elaborato una forte campagna stampa a livello mediatico per sbugiardare il professore emerito di fisiologia dell’Università di Maastrict.
Se invece tutti sono stati zitti. Non solo, ma hanno anche fatto in modo di insabbiare la questione,.
Allora, vuoi vedere che il professore aveva colto nel segno!!
Perché da 20anni non si sentono altro che campagne di “…informazione”(?!) basate sul “save sex” ovvero sesso sicuro consigliando come rimedio l’uso del preservativo?
Allora chi ha ragione?
Conclusione: è in atto una colossale truffa!


Per giunta una truffa alle spalle dei giovani ai quali viene descritto il preservativo come un toccasana, una bacchetta magica, un "salvalavitapischelli!" come lo definì Fiorello, uno scudo per poter esaudire tranquillamente (o quasi!) le proprie esigenze fisiche senza alcuna preoccupazione, inducendoli a “giocare” alla roulette russa con la propria vita rassicurandoli riguardo ai propri personali “..divertimenti”.
Ma Fiorello forse non conosce neppure prof. Lelkens…
Ma nei mass media proliferano articoloni,trasmissioni, talk-shows nei quali si fa pubblicità spudoratamente palese ai condom come unico mezzo per non contrarre l’AIDS mettendo sulla griglia la Chiesa cattolica, come retrograda e oscurantista!!!


Fiorello forse non conosce neppure Suor Miriam Duggan …
Suor Miriam è una suora irlandese, laureata in medicina e svolgeva la sua attività presso le “Sisters for Africa” e nel 1987, ha lanciato il programma diprevenzione “Youth Alive”, per affrontare le cause principali della diffusione dell’HIV e aiutare i giovani a fare scelte responsabili per non contrarre l’AIDS, basate su fedeltà al matrimonio e astinenza.
E per questa iniziativa è stata recentemente premiata dall’University College di Cork per la sua dedizione ai malati di Aids/Hiv eper l’impegno nella lotta alla pandemia in Africa.
Tra il 1991 e il 2001 si è riusciti a ridurre del 10% il numero di persone infette (unico caso in tutta l’Africa!), e nel 2002 i casi di Aids hanno registrato un calo dal 28,9% al 9,8%.
Nel 2006 suor Miriam fu premiata dalla prestigiosa Università di Harvard e dall’Holy Cross College degli Stati Uniti, e nel 2008 ha ricevuto unpremio di riconoscimento per questa sua opera dal Presidente dell’Uganda.
Daniel Halperin ricercatore di Harvard, ha confermato che «l’unico vero mezzo per una decrescita delle nuove infezioni da Aids non è una massiccia diffusione del condom bensì la riduzione nei partner sessuali».

Tutto questo è stato anche confermato dal dott. Edward C. Green,direttore dell’AIDS Prevention Research Project presso il centro Harvardper gli Studi su Popolazione Sviluppo, il quale ha apertamente affermato che «con la migliore evidenza dobbiamo dare supporto alle dichiarazioni del Papa Benedetto XVI».
Lo stesso Green ha cambiato ha dichiarato: «Diffondevo contraccentivi in Africa. Oggi dico che solo la fedeltà coniugale batterà l’Aids»....
Perché non si rendono noti questi dati?
Se sono sbagliati, si renda noto l’errore e si dica: “il prof. Lelkens ha sbagliato. E vi dimostriamo perché!”
Ma se sono giusti perché si continua su questa strada?
Allora mi chiedo: qualcuno sta giocando con la sicurezza dei giovani.
  • Chi sta truffando i giovani?



  • La Chiesa con le sue teorie retrograde?
  • O i professori sovvenzionati dalle multinazionali produttrici di preservativi?
  • È possibile che nessuno in questi anni si sia degnato di verificare la fondatezza degli studi del professor Lelkens?
  • Chi ha ragione?
E in ogni caso, domandone finale, chi sta giocando con la pelle dei giovani?

venerdì 16 novembre 2012

PINOCCHIO: ..e c'è chi pensa sia solo una favoletta


Qualche tempo fa sentii una barzelletta molto simpatica che faceva più o meno così:

Ci troviamo nell’aldilà. Un ragazzino incontra un vecchietto, fanno amicizia e ciascuno incomincia a raccontare la propria storia.
Il vecchietto esordisce: “Io ero un povero falegname. Ero vecchio e solo. Poi finalmente arrivò a farmi compagnia un bambino. Era molto vivace, poi anche lui se ne andò e non seppi più niente di lui!”
A questo punto il ragazzino dice:“Anche il mio babbo era falegname, era molto povero...”
Il vecchietto trasognante disse: “mio figlio era un bambino molto speciale. Non era come tutti gli altri. Lui era un bambino speciale.”
“Babbino”- gridò il ragazzo.
“Gesù!”- esclamò con le lacrime il vecchietto.

Di Pinocchio in questi 137 anni s’è detto tutto da quando Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) scrisse «Storia di un burattino» pubblicato nel 1883 
Tanti hanno voluto trovare di una "chiave di lettura": filosofica, politica, pedagogica, teologica, psicologica, giuridica, etc.

Anche il card. Biffi, arcivescovo emerito di Bologna e fine letterato, analizzò il capolavoro di Collodi secondo una visione “cristiana” (e, tutto sommato non ci stiamo allontanando dalla barzelletta con cui ho esordito).
Avete mai notato che esistono moltissimi punti di contatto tra “Le avventure di Pinocchio” e la Bibbia. Per esempio:
· in Pinocchio esiste una sola figura femminile: la Fata Turchina;
nella Bibbia si parla di più figure femminili, ma in posto di rilievo è quello di Maria;

· in Pinocchio si parla di 4 monete d’oro,
nella Bibbia ci sono 30 denari (ed in entrambi i casi, le monete portano verso cattive vie!)

·  in Pinocchio troviamo il “Grillo Parlante” come simbolo della coscienza, di ciò che “si deve fare ” e ciò che “non si deve fare”, beh, nella Bibbia c'è Mosè e le XII tavole per indicarci le regole!;
· …e Lucignolo? Non potremo vederlo nei panni del diavolo tentatore;
·  ... vi ricordate dove finisce Geppetto? In pancia ad un pescecane.
E il profeta Giona? Dov’era finito? In una balena!;

·  ... il Gatto e la Volpe dopo aver “scucito” le quattro monete d’oro a Pinocchio come si sbarazzano dell’ex burattino? Lo “appendono” ad un albero!
E nella Bibbia come finisce chi ha “maneggiato” i 30denari? appeso ad un albero.

· Pinocchio viene arrestato e finisce davanti ai giudici.
Anche Gesù Cristo finisce davanti a Ponzio Pilato!

· Pinocchio appeso all’albero, capendo oramai di essere in cattive acque esclama: “Babbino, babbino, perché non sei qui!”
Gesù Cristo sulla croce esclama "Eloi, Eloi, lamma sabactani!", "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"


Anche Sigmund Freud, che ha messo il ...naso fra i sogni degli esseri umani, pretendendo di decifrarli, poteva forse fermarsi davanti a quel burattino famoso proprio per il suo naso? Certo che no!
E siccome il padre della psicoanalisi è riuscito a trovare anche nei sonni infantili più innocenti , alcuni aspetti legati alla sfera sessuale, ecco dunque che in questo caso, non si discosta dal suo amato leit-motiv intravvedendo in quel “naso che si allunga davanti alla Fata Turchina” quello che noi tutti immaginiamo, alimentando innumerevoli proverbi o storielle popolari di molte regioni della nostra Italia…

Poteva ora mancare una chiave politica?
Pinocchio è di destra o di sinistra? Pinocchio è un ribelle, pertanto è di sinistra!

E infine il guitto corregionale di Collodi, poteva non ficcare in questa storia, anche il suo naso, dopo aver fatto opera di restyling della tragedia della Shoah, nel pluripremiato “La vita è bella”?

Poi c’è qualcuno che attribuisce a Carlo Lorenzini anche la preveggenza degna di Nostradamus…
Avete presente il Gatto e la Volpe che promettono a Pinocchio facili guadagni sotterrando le quattro monete d’oro nel Campo dei Miracoli?

E allora come non cogliere la similitudine quanto mai attuale con la modernissima figura del promotore finanziario e la promessa di facili guadagni “sotterrando” qualche migliaia di euro nel campo della new economy di “Piazza Affari”?
Tali personaggi sono meno truffaldini dei collodiani “Gatto e la Volpe”?
Oppure i “redivivi” Pinocchi sono meno boccaloni? 
Nient’affatto! Il mondo continua a girare nello stesso verso! Gli uni e gli altri continuano ad esistere e… si adeguano ai tempi!

Corsi e ricorsi storici, direbbe qualcuno!
Chissà se Carlo Lorenzini in arte Collodi, nel suo villaggio toscano vicino a Pescia, nel lontano 1881, iniziando con il suo «C’era una volta… ,“Un re” – direte voi!» immaginava quanto sarebbe stata attuale nel III° millennio la sua storia di quel burattino disobbediente?

E pensare che per qualcuno è solo una “storiella per bambini”

mercoledì 14 novembre 2012

UNA MATITA, UNA NONNA E UN NIPOTINO.


[tratto da “Sono come il fiume che scorre” di Paulo Coelho]

 

Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: “Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me?”.
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: “È vero, sto scrivendo qualcosa di te.
Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei la usassi tu, quando sarai cresciuto”.
Incuriosito, il bimbo guardò la matita, senza trovarvi alcunché di speciale. “Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita! . 
Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
  •  Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. “Dio”: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà.”

  • Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. È un’azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.”

  •  Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.”

  • Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.”

  • Quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione”

venerdì 26 ottobre 2012

HALLOWEEN: una festa che non ci appartiene.


Fino a qualche decennio fa, per noi italiani, il 1° Novembre era la festa di "Ognissanti". 

Provate a chiedere in questi giorni ad un bimbo cosa si festeggia a fine ottobre/inizio di novembre!
La risposta sarà corale: HALLOWEEN!! 
La festa di Halloween nel nostro paese ha avuto una diffusione relativamente recente, e da qualche anno l'appuntamento con la "notte delle streghe" -complice il marketing- si sta facendo sempre più sentito. Discoteche e pub (...e anche nelle scuole, ma ciò che è peggio anche in molti oratori!!!!) organizzano feste "a tema" ispirate alle atmosfere macabre.
È diventato oramai il "carnevale d'autunno". Travestimenti, maschere e scherzi sono gli elementi di questa ricorrenza che più affascinano grandi e bambini, cogliendone solo ed esclusivamente l'aspetto goliardico e esteriore dell'evento, abbandonando (o meglio!) ignorando i veri valori simbolici e culturali originali dei luoghi dove tale tradizione è nata: Stati Uniti, Gran Bretagna e Irlanda.
Per non parlare della zucca intagliata, il simbolo di questa festa, chiamata Jack o'Lantern.

Jack o'Lantern
In Italia è semplicemente un ornamento da esporre fuori dalla finestra, ma nei paesi anglo-sassoni è legato ad una tradizione antichissima della loro cultura e che serviva per tenere lontano gli spiriti che, secondo una leggenda, -nella notte del 31ottobre- vagavano per la città. 
Dietro all'usanza della zucca intagliata esiste una vera storia che vede protagonista un vecchio fattore, appunto Jack o'Lantern,  che aveva peccato così tanto che neppure il diavolo lo volle e allora intagliò una zucca e iniziò a vagare per il mondo in cerca di un posto dove stare. 
Per capire meglio questa festa dovremmo risalire alle antiche popolazioni tribali che usavano suddividere l'anno in due periodi seguendo la transumanza del bestiame.
Nel periodo che precedeva l'inverno era necessario mettere al riparo il bestiame per farlo sopravvivere al freddo che da lì a poco sarebbe arrivato.
Questa tradizione si diffuse poi con i Celti, popolo con una ricca cultura simbolica che celebravano la fine dell'estate e l'inizio del nuovo anno, e questo periodo non apparteneva nè al vecchio nè al nuovo anno e rappresentava un momento nel quale la "linea" che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si assottigliava e i morti potevano tornare -per una notte- nel modo dei vivi. Inoltre la tradizione di "trick or treat"? (dolcetto o scherzetto?) fatta da bambini vestiti da mostri o streghe deriva dal fatto che gli elfi e le fate presenti nella cultura celtica usavano fare scherzi anche pericolosi e terrificanti agli uomini. 
Con il passare dei secoli nei paesi di lingua inglese la festa si trasformò nel momento dell'anno in cui si potevano ricordare i morti, da qui il termine Halloween ("Hallows'Even", letteralmente "Sera di Tutti i Santi"). 
Con gli immigranti anglo-sassoni, la ricorrenza arrivò oltreoceano e proprio negli Stati Uniti iniziò a prendere le attuali caratteristiche, organizzando feste e travestendosi da streghe e diavoli per scorrazzare per le città senza nessuna regola.

A ben vedere però tutto ciò non si differenzia molto da ciò che accadeva in molti paesi della mia amata Sardegna, dove i bambini andavano in giro per le case a chiedere "sos mortos mortos" (spesso fichi secchi e caramelle!) presente in altre regioni italiane. 
Infatti anche in Sardegna, secondo la tradizione, la notte tra il 31 ottobre e il 1° Novembre, il "portone" che trattiene le anime del purgatorio "si apre", permettendo a queste di girovagare per le case, che un tempo furono di loro proprietà, o di visitare luoghi ai quali si sentono profondamente legate. 
I bambini sardi nella  notte magica, vagavano vestiti di stracci, quasi a voler simboleggiare le anime dei piccoli defunti, e bussavano di porta in porta, domandando, con cantilene differenti di località in località, una piccola offerta, un piccolo dono per le "sfortunate anime del purgatorio", che in quella notte venivano ricordate più che in ogni altro giorno. 

Halloween è quindi una festa che non ci appartiene, che strasuda di marketing (nella sua accezione più banale) che rischia seriamente di annientare la nostra profonda tradizione della commemorazione dei defunti e sostituirla con il nulla.
Un'invasione culturale che avviene a scapito delle tradizioni italiane.

Anche  padre Gabriele Amorth, il più famoso degli esorcisti, è voluto intervenire più volte su questo argomento perdire la sua.
“Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l’uso della ragione e sia sempre più malata. Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo.
Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona.
Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e depressi, potenziali suicidi.
(...) La festa di Halloween è una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco. L’astuzia del demonio sta proprio qui.
Se ci fate caso tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente”.
Secondo padre Amorth i macabri mascheramenti, le invocazioni apparentemente innocue, quindi, altro non sarebbero, che un tributo al principe del male.
P. Amorth, ha invitato ad organizzare nelle scuole o negli oratori, le "feste della luce", una vera e propria controffensiva ai festeggiamenti delle tenebre, con canti al Signore e giochi innocenti per bambini.

Sinceramente non mi spingo così oltre come padre Amorth... però sostengo si debba avere per dovere morale, per una corretta consapevolezza culturale, il coraggio di boicottare tale festa, oramai priva del significato iniziale, partendo soprattutto dalle scuole, primario luogo di educazione e di insegnamento della cultura, valorizzando o addirittura riscoprendo la nostra vecchia e cara festa dei morti,  affinchè non si dia spazio ed attenzione alla festa di Halloween, e sopratutto si accorgano che oramai tanti bambini non sappiano più cosa sia la festa della commemorazione dei defunti, disconoscendo contemporaneamente una parte della loro stessa cultura!
Esterofili come siamo, il confronto tra Halloween e "sos mortos mortos" non può reggere! Molto meglio una festa travestiti da streghette o diavoletto!!
Zucche e fantasmi non possono e non devono soppiantare i dolcetti, le castagne, i fichi secchi e giocattoli.
È giunta l'ora che ci si riappropri della nostra identità e della nostra cultura, partendo proprio dai più piccoli.
Ai genitori ed ai nonni questo compito di tramandare e tenere saldamente in vita queste tradizioni, raccontando le favole e i racconti che hanno sempre inchiodato alla sedia intere generazioni di bambini, secondo le quali nella notte tra l'1 ed il 2 di novembre i nostri cari morti tornano a farci visita, portando dolci e regali.
È una questione di identità e di cultura: dobbiamo difenderla.

giovedì 4 ottobre 2012

San Francesco: molto più che un Santo


La storia e la figura di san Francesco d'Assisi è nota in tutto il mondo.

Figlio di un ricco mercante di stoffe, nacque ad Assisi nel 1182 e morì nel 1226. Istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, condusse da giovane una vita spensierata e mondana.
Si convertì nel 1205 alla vita cristiana ed un giorno, il Crocefisso di una chiesa diroccata, gli parlò e gli chiese di restaurare la chiesa a lui dedicata. Francesco da quel momento cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina e dedicò tutto sé stesso alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Con un piccolo nucleo di seguaci comincia a predicare il Vangelo in assoluta povertà.
Questa scelta – ovviamente – non fu accolta con salti di gioia dal padre di Francesco, che infatti lo diseredò.
Francesco allora nella piazza di Assisi – con un vero “coup de théâtre” – si spogliò materialmente dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi.
Nel settembre 1224, si ritirò sul monte de “la Verna”, e dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione.

Fin qui le note biografiche, ma san Francesco non era solo questo.
Basta aprire un qualsiasi libro di letteratura italiana per sapere che tra i primi testi di lingua Italiana, il più importante per qualità letteraria e per significato storico, è riconosciuto proprio il suo “Laudes Creaturarum” ovvero “Lodi delle Creature” noto anche come “Il cantico di frate Sole” col quale Francesco esprime la sua lode al Signore per tutte le sue creature: il sole, la luna e le stelle, il vento, l'acqua, il fuoco, la terra, gli uomini virtuosi, e perfino la stessa "morte corporale", distinta da quella "morte secunda", la morte dell'anima, che non ha potere su chi rispetta le "sanctissime voluntati" di Dio.
Il cantico viene considerato subito come un primissimo esempio di “volgare illustre" intendendo per illustre il prestigio.

Dante Alighieri nella sua Divina Commedia “incontra” anche san Francesco (Canto XI – ovviamente – del Paradiso) nel cerchio degli spiriti sapienti dove è presente anche Tommaso d’Aquino. È proprio a quest’ultimo che Dante fa proferire un elogio profondo di Francesco.
Ecco che quindi possiamo dire che san Francesco, oltre che patrono d’Italia, è anche il primo vero autore della storia della letteratura Italiana.
Quindi, Francesco, non solo come santo, ma anche letterato. Con buona pace di chi ritiene che per S. Francesco “lo studio e la vita intellettuale fosse pericoloso per l'umiltà e la semplicità”. Nulla di tutto ciò. E che lo studio non fosse incompatibile con lo spirito del francescanesimo lo avrebbe dimostrato benissimo un suo fedele discepolo, San Bonaventura

E perché non aggiungere, poi, anche la veste di filosofo? Ha vissuto da anticonformista, ha predicato una sua concezione della vita va al di là di un semplice atteggiamento religioso, si può tranquillamente definire una vera e propria filosofia e messo per iscritto le sue idee ed ha avuto numerosi discepoli!

Poi, a ben pensare, San Francesco è anche stato un “opinion-maker”: andò – a testa bassa – contro le convenzioni sociali del tempo, spogliandosi (scandalizzando i benpensanti) davanti al padre Pietro e al Vescovo di Assisi.

San Francesco ha una grandissima dote: appare "simpatico" anche presso chi non crede. Anche gli agnostici, atei, indecisi sentono il “profumo” spirituale ad Assisi.
E infatti spesso viene “tirato per la giacchetta”… pardon, “per il saio” anche da non cristiani fraintendendo alcuni insegnamenti.
Ad esempio, S.Francesco ci viene presentato come un ecologista ante litteram. Ma in lui c’è l'amore per la natura come "questa bella d'erbe famiglia e d'animali", e questo suo amore per la natura è riconducibile al suo amore per Dio Creatore di tutto come ci testimonia nel Cantico delle Creature: vede nella natura un segno della bontà e dello splendore della Presenza del Mistero. Ecco la differenza rispetto a chi "deifica" la natura!

E San Francesco-animalista «per la predica agli uccelli e il lupo di Gubbio»? Anche qui ci ricolleghiamo alla lode della Gloria del Mistero e il lupo di Gubbio viene affrontato “allegoricamente” senza paura solo ed esclusivamente in virtù della fede, che fa riconoscere nella natura un segno di Altro.

Poi san Francesco c’è definito pacifista ante-litteram tendente ad un "ecumenismo irenista e sincretista", quasi quasi Gandhiano invocandone lo spirito di umiltà distante dalle dispute e propenso alla arrendevolezza.
Ecco un altro mito da sfatare. Che tale interpretazione della figura e del pensiero di S. Francesco sia falsa, appare dalla passione missionaria del Santo di Assisi, che rischiò la vita pur di andare in Oriente a convertire i Saraceni! Svolse presso il "Soldano" (ovvero il "feroce Saladino") un’accorata opera di testimonianza. E troviamo conferma di ciò nel resoconto nelle prime fonti francescane
Potremmo addirittura dire che, quello di convertire i mussulmani fu “un suo chiodo fisso”, infatti la storia del francescanesimo è disseminata di martiri in terra islamica (ad esempio in Marocco, tra il 1220 ed il 1226. Tra i quali anche il fraticello sassarese Francesco Zirano, proclamato beato. Altro che ecumenismo e arrendevolezza!

Vi è poi chi pensa che il santo di Assisi abbia nutrito un ascetismo, un disprezzo per la corporeità, vista come causa di peccato, visto che chiamava il proprio corpo "frate asino" e lo sottoponeva a grandi sacrifici e sofferenze, o il fatto di dormire sulla nuda terra o sulla pietra. Aggiungiamo poi tra dei suoi discepoli Jacopone da Todi che nel componimento "O Segnor per cortesia/ manname la malsania", chiede di essere colpito da Dio con ogni sorta di malattia.
Non si può escludere una certa "contaminazione" platonica, (presente, anche nella cultura agostinista medioevale) a livello di espressione, ma si può dire che l'esperienza di S. Francesco è genuinamente cristiana e non ha implicato alcun disprezzo per la corporeità in quanto tale. Francesco è il cantore della Gloria di Dio attraverso la materialità del creato: il sole, la luna, le stelle, l'aria e le nuvole, il vento, i fiori e l'erba.

Riguardo i sacrifici, non sono certo identificabili come disprezzo nei confronti del proprio corpo bensì con spirito di penitenza.
Francesco sacrifica il proprio corpo per penitenza dei propri peccati, che hanno come radice l'orgoglio, la superbia, e non l'attaccamento al piacere e perché il corpo può, se assecondato troppo, diventare occasione di peccato, un peccato che resta comunque secondario rispetto a quello "spirituale".
E come dimostrazione che Francesco non disprezzasse affatto il proprio corpo c’è l'episodio in cui, essendo ormai imminente la sua morte, egli chiese a una signora di preparargli dei dolci che gli piacevano molto....

mercoledì 18 luglio 2012

SANTA REPUBBLICA ATEA E LAICISTA

Nella affannosa ricerca di un modo con cui salvare l’Italia dal baratro della bancarotta, dal fallimento da tempo qualcuno pensava di “ritoccare” i festeggiamenti –infrasettimanali–  del santo patrono.
Nel giorno del santo patrono, secondo il governo più pecuniocratico della storia italiana, tanti cittadini eviterebbero di contribuire fattivamente all’andamento dell’azienda in cui lavorano per ciondolare tra le bancarelle con la propria famiglia, guardando i giochi pirotecnici che affascinano grandi e bambini e –se capita– passare in chiesa ad accendere un cero!!
Ci tentarono già lo scorso anno e per una sorta di nemesi burocratica, il Decreto Legge, morì di morte naturale senza poter esser tramutato il legge!
Giorni fa son tornati alla carica -lancia in resta!- con  un de­cre­to-leg­ge che in­di­vi­dua “ul­te­rio­ri ed im­me­dia­te mi­su­re per la sta­bi­liz­za­zio­ne fi­nan­zia­ria, per fa­vo­ri­re lo svi­lup­po, a so­ste­gno dell’oc­cu­pa­zio­ne, per la ri­du­zio­ne dei co­sti de­gli ap­pa­ra­ti isti­tu­zio­na­li, non­ché in ma­te­ria di li­be­ra­liz­za­zio­ne di at­ti­vità eco­no­mi­che”.
Al quanto pare, tutto il male della nostra povera nazione deriva dal lavorare il giorno del Santo Patrono.
Però, attenzione: nessuno si sognerebbe di toccare alcune feste civili come il 25 aprile, il  1°maggio e il 2 giugno, vera e proprio festa di Santa Repubblica Laicista. Queste non incidono sullo svi­lup­po o sui co­sti de­gli ap­pa­ra­ti isti­tu­zio­na­li!! (Eppure basterebbe dare un'occhiata veloce ai costi di tali feste.Quelle sì che incidono nei costi istituzionali!).
Stupisce un po’ quindi (ad essere sinceri) il quasi totale silenzio del mondo cattolico (e anche di quelle vecchiette che alla processione del Santo Patrono ci son sempre andate, ma anche la loro fede ormai si è affievolita e imborghesita).
In nome del “bipartizanship” per stare a galla i politici hanno immolato da tempo la propria religione. Come quando negli anni ’70 in pieno clima di austerity soppressero la festa infrasettimanale del Corpus Domini (e poi gli stessi politici approvarono l’aborto e il divorzio).

domenica 27 maggio 2012

una nuova scienza: la NEUROTEOLOGIA


Cosa unisce la spiritualità alla ragione?
Nel corso della storia migliaia di pensatori, filosofi, scienziati, teologi, sociologi ci son cimentati -con risultati spesso contradditori– con questa domanda.

Il prof. Andrew Newberg, 40 anni, radiologo, che insegna alla prestigiosa Pennstate University, in Pennsylvania (U.S.A.) ha elaborato una sua teoria biologica sulla religione, che, fornirebbe una base neurologica per la grande “fame di Dio” che sentono gli esseri umani.
Newberg, ha ideato una nuova scienza, la Neuroteologia, che unisce la spiritualità e la razionalità.

Per Newberg la "realtà superiore" descritta dai tanti mistici o religiosi (di qualunque religione!) potrebbe essere davvero reale e la possibilità di una simile realtà non contrasta affatto con la scienza.
La teoria di Newberg si fonda su ricerche compiute negli anni ’70 da Eugene D’Aquili, psichiatra e psicologo scomparso di recente.
Secondo la teoria di D'Aquili, «la funzione cerebrale può produrre tutta una gamma di esperienze religiose, dalle visioni estatiche dei santi al tranquillo senso di comunione col divino (molto simile all’atarassia) che il credente "prova" quando prega»
All’inizio degli anni ’90, il prof. D’Aquili cominciò appunto a una collaborazione con Newberg e iniziarono a sperimentare questa teoria.
Tentarono di “analizzare” e visionare ciò che accadeva nel cervello di alcuni monaci buddisti in meditazione e di alcune suore francescane riunite in preghiera contemplativa.

I due scienziati usarono un’avveniristica tecnologia chiamata SPECT, Single Photon Emission Computed Tomography, cioè una tecnica tomografica computerizzata a emissione di fotoni singoli, in cui l’acquisizione dei dati si effettua mediante rotazione delle testate di rivelazione della γcamera intorno al corpo del paziente.
Ad ogni diversa angolazione, veniva acquisita una proiezione e l’insieme di tali proiezioni consentiva poi di ottenere delle informazioni tridimensionali più realistiche.
Con questa tecnica hanno potuto fotografare il flusso sanguigno nel cervello di ciascun soggetto, indice dei livelli di attività neurale, nel momento in cui questi aveva raggiunto il culmine dell’intensità spirituale.
L’attenzione degli scienziati, è stata attratta da una parte ben definita del cervello (lobo parietale sinistro) deputata all’orientamento, che ha il compito di tracciare la linea di separazione tra l’
«io fisico» e il resto del mondo, che richiede un flusso costante di informazioni neurali da parte dei sensi.

Le scansioni rivelarono, che, nei momenti di massima concentrazione nella preghiera o nella meditazione, questo flusso di informazioni si riduceva in maniera davvero significativa.
Gli scienziati notarono che, quando quell’area di orientamento veniva privata delle informazioni necessarie per tracciare una linea di demarcazione tra l’«io fisico» e il resto del mondo, il soggetto provava un illimitato senso di consapevolezza.
D’Aquili e Newberg avevano ottenuto quindi delle “istantanee”del cervello, in una condizione molto prossima alla trascendenza mistica, quella condizione descritta da tutte le grandi religioni come “unione mistica con Dio".
Queste esperienze, rarissime, richiedono un oscuramento, quasi totale dell’area di capacità di orientamento.
D’Aquili e Newberg, dedussero che, anche a livelli inferiori di “oscuramento”, si sarebbero potute produrre nel cervello, alcune esperienze spirituali, sebbene più ordinarie, come quando i credenti “si annullano nella preghiera o provano un senso di unione mistica durante un servizio religioso”.

La loro ricerca cercava di dimostrare che tutte queste sensazioni sono radicate non tanto nell’emozione o nel pio “desiderio”, bensì nel sistema di impulsi cerebrali geneticamente predisposto.
«Ecco perché la religione prospera in un'età della ragione come la nostra» concludeva quindi il prof. Newberg.
«È banale ragionare che Dio non esiste –aggiungeva D’Aquili– semplicemente perché i “sentimenti religiosi nascono più dall’esperienza che dal pensiero».
Newberg si fa inoltre una domanda apparentemente Marzulliana: «ma allora, Dio è soltanto una “percezione sensoriale” generata dal cervello, oppure il cervello è stato “predisposto” per fare l’esperienza della realtà di Dio»?
Newberg conclude che “la risposta migliore e la più razionale è sì”.

Il mistico medievale cristiano Meister Eckart osservava che Dio “è l’essere al di là dell’essere. È un nulla oltre l’essere”.
Bede Griffiths, un monaco benedettino contemporaneo racconta che una sera, quando era ragazzo, fu
improvvisamente rapito dalla bellezza del canto di uno stormo di uccelli.

Quel canto risvegliò in lui sensi che non aveva mai usato prima. E subito il mondo gli sembrò trasformato, come se si fosse trovato “in presenza di un mistero quasi insondabile che sembrava attirarmi verso di sé”
Niente cespugli ardenti, niente carri di fuoco.
Solo un risveglio lieve e gentile, un’“epifania” dolce di fronte alla quale molti potrebbero semplicemente scrollare le spalle.
Ma che cambiò la vita di Griffiths per sempre.
Newberg raccolse tantissime rivelazioni simili: persone colpite all’improvviso da un senso del meraviglioso mentre leggevano una poesia, o mentre riflettevano sull’universo o pregavano.
“L’esperienza mistica, non era solo una magica ascensione verso qualche lontano paradiso letteralmente inteso, ma una tranquilla e personale manifestazione che rivelava come il miracoloso e il prosaico fossero la stessa cosa”.

Per i mistici, solo quando l’io si annulla durante la meditazione, è possibile vedere la realtà come veramente è.
Ed effettivamente le scansioni di Newberg indicano che il cervello potrebbe conoscere due realtà.
In una, la consapevolezza raggiunge la mente attraverso il filtro dell’«io».
Nell’altra, l’«io» viene invece messo da parte, e la consapevolezza diventa più ampia e unificata.
E non siamo in grado di affermare quale delle due sensazioni sia più reale.
«I mistici tendono a sperimentare questo stato di trascendenza come se fosse ancora più reale della realtà ordinaria».

Albert Einstein (non proprio un mistico!) disse: “L’esperienza più bella che possiamo fare è quella del mistero. È l’emozione fondamentale alla base della vera scienza. Colui che sa, ma non è più capace di provare meraviglia, non riuscirà più a stupirsi, ed è già morto."
Come Einstein anche scienziati e grandi pensatori del calibro di Niels Bohr, Max Planck e Werner Heisenberg arrivarono a ragionamenti simili.
Il mistero è tutt’intorno a noi, dobbiamo soltanto essere attenti.
La mia salvezza è nell’udire e nel rispondere” scrisse il monaco trappista Thomas Mertonper questo la mia vita deve trascorrere in silenzio. Il mio silenzio è la mia salvezza”.
Lo scrittore Vince Rause, concluse così un’intervista al prof. Newberg: “Ho deciso che da ora in poi sarà questo il mio progetto pilota: non preoccuparmi più di essere informato su ciò che accade, sia interessante o razionale, ma soltanto stare zitto e ascoltare per un po’”.