«Per carità! Io sono di “sinistra”!!!!».
Ma che cosa si intende dire?
«I termini “destra” e “sinistra” hanno fatto il loro ingresso nel linguaggio politico moderno durante la Rivoluzione francese, nel periodo della Costituente» ci spiegano bene Franco Ferraresi e Anna Elisabetta Galeotti nel libro “Destra/sinistra” «e più precisamente in occasione del dibattito sul diritto di veto del re: quanti erano favorevoli a concedere al monarca il diritto di veto incondizionato sui lavori dell’assemblea sedevano a destra, i contrari sedevano a sinistra. La destra fu quindi identificata con i "realisti" e divenne sinonimo di conservazione, reazione e gerarchia; la sinistra fu identificata con le forze rivoluzionarie e dunque associata a progresso, uguaglianza, innovazione.
Da allora la scena politica ha subito le trasformazioni più straordinarie, che ne hanno radicalmente modificato la fisionomia; la distinzione “destra/sinistra” è però rimasta a dividere in due il campo della politica, identificando e connotando azioni, movimenti, ideologie e regimi…
Naturalmente i contenuti e i significati attribuiti alla dicotomia si sono modificati, sostituendosi e in parte sovrapponendosi a quelli originari, mutando di segno e invadendo sfere in precedenza sottratte alla connotazione politica».
Ancora adesso noi usiamo, quasi tutti i giorni, questi termini nel nostro modo di parlare sebbene qualcuno dice che non esiste più la destra e la sinistra...
Ma ci siamo mai domandati quale significato molteplice (o per usare un parolone "polisemantico") non solo politico, abbiano acquisito questi termini oggi?
Proviamo pensare a queste due parole: proviamo ad esempio a descrivere con un aggettivo, un rumore che – nel cuore della notte - ci sveglia provocandoci ansia e apprensione. Diremo “un rumore sinistro”.
Oppure – ad esempio – imbottigliato nel traffico, ad un incrocio, ci tamponano in auto. Andremmo immediatamente dall'assicurazione per la “denuncia di un sinistro”.
E a proposito di incroci. A chi spetta la precedenza secondo il Codice della Strada? A chi proviene da destra o da sinistra?
Proviamo invece a descrivere un nostro caro amico, una persona di cui di fidiamo ciecamente nel nostro lavoro. Diremo “è il mio braccio destro”.
E come definiamo un'azione fatta in barba alle norme? Sarà un “tiro mancino”.
Ancora adesso c’è poi un modo di dire: “a destra e a manca”, dove per “manca” si intende “sinistra”. Che quindi.... “manca” di qualcosa.
Ma usciamo fuori dai nostri confini!
In inglese come si dice “destra”? «Right», cioè “giusto”.
E “sinistra”? «Left», ovvero participio passato del verbo “to leave” (lasciare, partire, abbandonare) quindi “left = partito, lasciato, abbandonato”.
E il francese dei nostri cugini d’oltralpe?
«Gauche» significa sinistra come anche “goffo, maldestro, impacciato”.
Aggiungiamo anche – last but not least – una citazione dal “libro dei libri”: la Sacra Bibbia.
Nel Vangelo di Matteo, al capitolo XV, versetti 32 e seguenti troviamo questa esaustiva descrizione del giudizio finale:
«E si raduneranno dinanzi a lui tutte le nazioni, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecorelle dai capretti : e metterà le pecorelle alla sua destra, e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a quegli, che saranno alla sua destra: “venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato a voi sin dalla fondazione del mondo”. (…) Poi dirà a coloro, che saranno alla sinistra: “via da me, maledetti, al fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo, e per suoi angeli”.
Questi (a sinistra!) all'eterno supplizio e i giusti (a destra!) poi alla vita eterna».
Ed infine… sempre secondo la Sacra Scrittura, il quale lato “siederà il Figlio di Dio”?
Alla “destra” o alla “sinistra” del Padre?