venerdì 26 dicembre 2025

26 DICEMBRE — GIORNATA INTERNAZIONALE DEL RICICLAGGIO DEI REGALI DI NATALE.


Ecco che dopo aver scartato i regali trovati sotto l’albero, per la gioia economica delle apposite “app”, scatta il momento di riciclare i regali giudicati poco graditi. Dati alla mano pare che il 37% dei regali (cioè uno su tre!) verrà riciclato.
Un libro già letto, un vestito della taglia sbagliata, un gioco che nostro figlio possiede già o un pigiama o un paio di pantofole con l'effige di un elfo che proprio non ci piace? Lo ricicliamo! C’est plus facile!!
E poiché chiamarlo “riciclaggio di regali non graditi” suona brutto, hanno inventato un eufemismo in inglese che si fa maschera bene tutto: "regifting".

Poi ci sono anche coloro che ammantano questa squallida usanza con motivazioni di ecosostenibilità ambientale.
E non parliamo poi di coloro che colgono al balzo l’opportunità di rimettere in circolo quel regalo guadagnandoci su anche qualche spicciolo grazie alle “app” che ci invitano a sbarazzarci delle cose che non ci piacciono: allo squallore aggiungono ulteriore squallore!

Una delle tante frasi elaborate dalla mente geniale di Oscar Wilde riesce ad inquadrare perfettamente il concetto di una vita vissuta con superficialità: «oggigiorno il cinico conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna».
Ecco il punto. Si diventa cinici quando si rimane indifferenti al valore che rappresenta un oggetto ricevuto in dono a prescindere dal suo effettivo prezzo sul mercato. Tutto quindi ruota attorno all’utile e al profitto.
Se l’abitudine di fare doni è il corollario del consumismo, quella del “regifting” è il corollario del più bieco opportunismo.
Forse avremo ricevuto qualcosa di cui non sappiamo che farcene ma il valore di quell’oggetto è legato alla persona che ha deciso di donarcelo.
Vuoi vedere che non abbiamo il coraggio di ammettere che non è sgradito solo il dono… ma anche il donante?
E qui ovviamente riapriremo il mitologico “vaso di Pandora” dal quale emergerebbe la superficialità del nostro modo di vivere senza alcun valore, teso esclusivamente a ciò che è utile, efficiente, materiale, dal quale possiamo trarre un eventuale profitto.
E a distanza di più di un secolo dovremo amaramente constatare di cinismo di conoscere «il prezzo di tutto e il valore di niente!»
 


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