lunedì 1 luglio 2024

«SEMEL IN ANNO LICET INSANIRE» ...E VALE ANCHE PER GLI SCIENZIATI!

 




C’è una rivista bimestrale americana che ha pensato di pubblicare le ricerche più strampalate, improbabili. Il nome della rivista è «The Annals of Improbable Research» ovvero l’annuario delle ricerche improbabili. L’acronimo poi è decisamente illuminante: AIR ovvero aria. Aria fresca o fritta?
I curatori di tale rivista sono tutti professori universitari serissimi ma con una grande voglia di divertirsi! Quaranta studiosi di discipline scientifiche, mediche, tecniche compresi otto premi Nobel (e tra essi – ci tengono a farlo sapere! – anche un ex carcerato!). Gli studi riportati sono tutti autentici, editi da numerose testate scientifiche in tutto il mondo e ci dimostra che la scienza non è sempre così fredda e asettica come ci viene presentata con eminenti scienziati austeri con i loro camici bianchi appena stirati. Quindi il broccardo latino «semel in anno licet insanire» (una volta all’anno è lecito folleggiare) vale anche per gli scienziati.
Un articolo di qualche anno fa analizzò il quadro più famoso del mondo: Monna Lisa di Leonardo da Vinci. Nell’articolo “Monna Lisa: l’enigma del sorriso” pubblicato sulla rivista “Journal of Forensic Science”, l’autore Joseph Borkowsky, avanza una congettura davvero originale sul dipinto di Leonardo da Vinci il cui sorriso enigmatico ha stimolato la fantasia di molti: la Monna Lisa ha la classica espressione delle persone che evitano di sorridere perché sprovviste dei denti davanti.  «Analizzando bene le labbra da vicino si scopre una ferita che somiglia a quelle create con l’uso della forza bruta. E l’analisi della zona periorale confermerebbe che i denti incisivi sono saltati»
Gli argomenti sono vari: un altro articolo ha il titolo «Ricerca sui gabinetti delle istituzioni ospedaliere» di A. F. Travééers ed E. Burns cita una ricerca pubblicata su “British Medical Journal”; un altro tratta della «Prevenzione della caduta dei capelli nei topi» a cura di Kevin Ward pubblicata sull’autorevole rivista scientifica “Nature”; o il saggio «Quanto incide il peso delle galline sulle uova durante la cova» edito da “Experientia”. 
Ogni saggio è ovviamente supportato da tabelle, grafici, istogrammi, note a piè di pagina e accurate bibliografie per confermare quegli studi!
Ma il “Journal of Forensic Science” è davvero una miniera d’ora per queste ricerche. “A.I.R.” segnala una ricerca dal titolo «Fatalità dovute all’autoerotismo con attrezzi che creano il vuoto pneumatico» e sempre sullo stesso tema «Effetti dello sperma ingoiato sulla fertilità dei ratti» di R. A. Allardyce (Journal of Experimental Medicine).
Poi gli studiosi Jonathan Haidt, Sylvia Helena Koller e Maria Dias si chiedono «Affetto, cultura, moralità. Ovvero è sbagliato mangiare il proprio cane?» pubblicato su “Journal of Personality and Social Psicology”.
La ricerca si articola in tre dettagliati capitoli: Cane; Pollo; La storia delle caramelle. 
Nel primo capitolo un cane viene ucciso da un’auto che passa di fronte alla casa dei padroni. La padroncina sente una frenata, si affaccia e vede il povero cane esanime sull’asfalto. La signora ricorda che in TV sentì che la carne di cane è deliziosa e che in alcune zone del pianeta la mangiano e …ha un’idea (visto che il loro amato cagnolino è passato a miglior vita). Porta il corpo senza vita dell’animale a casa, lo seziona, lo cucina e lo porta a tavola e lo mangia a cena.
Nel secondo capitolo un uomo va al supermarket una volta alla settimana ed ogni volta acquista un pollo. Ogni volta prima di cucinarlo ha un rapporto sessuale con il pollo e poi… lo cucina e lo mangia.
Nel terzo capitolo infine un ragazzino adolescente divora caramelle fino a non poterne più finché va in bagno a vomitare. Poi torna in camera e …continua a mangiare altre caramelle. Non è dato sapere in conclusione cosa gli studiosi Jonathan Haidt, Sylvia Helena Koller e Maria Dias volessero dimostrare.
Tra le pagine del periodico bimestrale “Air” troviamo anche una pubblicità ribattezzata «Fragranza terminale» intitolata in origine «Non odora affatto come un obitorio» pubblicato sul “Consulting Engeneer”. «Ecco cosa dice la gente oggi: – leggiamo nell’annuncio – non c’è dubbio che il tanfo proveniente dalle autopsie e corpi decomposti sia un problema serio in ogni laboratorio di Medicina Legale. Eppure il “Cosatron Air Purification System riesce non solo a bloccare e soffocare questi odori ma riduce elettronicamente la sporcizia e i costi di pulizia”».
Ma i temi truculenti non finiscono qui. Il “Journal of Forensic Science” ci riferisce di uno studio (scientifico ovviamente) sul «dissotterramento da pavimentazioni asfaltate con l’ausilio di attrezzi pesanti per la riesumazione dei cadaveri» dove illuminante è la frase “nella nostra prova la sega circolare ha potuto essere immersa in un liquido detergente dopo l’uso ma non siamo riusciti a disinfettarla. In poche parole l’attrezzo – assai costoso – non è risultato facilmente pulibile dopo essere entrato a contatto con fluidi putridi e marcescenti. La conclusione sbalorditiva è stata che hanno preferito affittare l’attrezzatura e poi riportarla tranquillamente al negozio».
Sempre in tema di horror-scienza, ecco la ricerca «come usare pazienti appena deceduti per insegnare e praticare le tecniche di intubazione» a cura di George Kennotti e Maxwell Mehlmann pubblicato su “The New England Journal of Medicine” in cui possiamo continuare a leggere per spiegare meglio tale esperimento «la pratica dell’intubazione viene fatta in modo che non comporti rischi particolari per il corpo della persona deceduta».
La menzione d’onore però spetta con orgoglio tricolore a due scienziati italiani d.o.c. che “Air” non si è fatta sfuggire: Fabrizio Schifano e Guido Magni sul “Biological Psychiatry” hanno pubblicato una studio dal titolo «Abuso dell’ecstasy: caratteristiche psicopatologiche e brama impellente di assumere cioccolato». “Questa ricerca – viene illustrato nell’articolo con la dovuta dovizie di schemi e dati – analizza i comportamenti di alcuni soggetti, consumatori abituali di cioccolato in relazione all’aver assunto l’anfetamina allucinogena meglio nota come «ecstasy»”.
Tutti questi casi riportati sono tutti relativi a ricerche scientifiche, ma la vera forza di “A.I.R.” la troviamo nel sapere mischiare sapientemente veri e propri studi scientifici con altri studi un po’ meno credibili scientificamente ma perfettamente redatti con un linguaggio, una supponenza e un supporto terminologico scientificamente verosimile. In poche parole la redazione di “A.I.R.” ha inventato la supercazzola scientifica.
Ecco alcuni casi: «Gli effetti palliativi dell’osculazione nella prognosi delle ferite pediatriche»; «Il valore dell’amore usando come modello Bob Dylan»; «Il supporto della matematica nell’ambito della memorizzazione dei numeri di telefono» dove viene analizzata la possibilità di poter addizionare, sottrarre o moltiplicare i numeri presenti nell’elenco dei telefoni (ormai in disuso ma la ricerca risale a qualche decennio fa) combinandoli con il prefisso.
Passiamo poi al «Paradosso del paradigma»; «L’interpretazione quantistica del quoziente di intelligenza»; «Combinazione tra i tornado e le roulotte»; «Book review della guida telefonica di Nairobi»; «Comparazione spettrografica delle arance con le mele»; «Relazioni evoluzionistiche nel sapore dei formaggi in base alla loro densità»; «Come influiscono le nanotecnologie nei limiti fisici della tostabilità delle fette di pan carré»; «Studio del comportamento dei dinosauri in rapporto alla visione di film popolari»; «Capacità del picchio di incidere sul una superficie di celluloide»; «Variazioni acicliche della crescita dell’erba»;  «Il comportamento dei conigli che per strada tendono a bloccarsi davanti all’auto saltellando» e non poteva mancare una ricerca scientifica i cui esiti attendevamo fin da bambini «Gli effetti terapeutici del bacio della mamma sulla ferita di un bambino».
 

Ma un premio per la ricerca più interessante per eccellenza è quello per trovare una soluzione atavica al problema del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Tim Stoughton, professore a South Sioux City (Nebraska) dopo varie premesse è arrivato alla conclusione che “pieno” e “vuoto” sono aggettivi relativi ai verbi “riempire” e “vuotare”. Per cui se prendo un bicchiere e verso del liquido fino alla metà del suo contenuto sarà “mezzo pieno”. Poi se lo riempio fino all’orlo e ne sottraggo metà del contenuto il bicchiere sarà “mezzo vuoto”. Tutto supportato da due foto di bicchieri perfettamente uguali con metà del loro contenuto con la didascalia “bicchiere mezzo pieno a destra e bicchiere mezzo vuoto a sinistra”.
Ma poiché i redattori di “A.I.R.” sono dei burloni il numero successivo alla pubblicazione dello studio era riportata una nota: «Ci scusiamo con i nostri lettori ma per un disguido tecnico nella didascalia il bicchiere mezzo pieno è quello a sinistra mentre il bicchiere mezzo vuoto è a destra”.

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