Spesso si parla su quale sia il metodo più efficace contro
gli intolleranti. Bella domanda. Occorre però chiederci prima cosa sia l’intolleranza.
In questi casi poi salta sempre fuori automaticamente – come
un pupazzo a molla - il “paradosso sulla tolleranza” di Karl Popper, secondo cui un
regime tollerante dovrebbe mettere al bando gli stessi intolleranti. Ovvero per
salvaguardare la tolleranza serve intolleranza!
Una tolleranza quindi che vieti le opinioni critiche o
avverse.
Tolleranza non significa affatto essere accondiscendenti o
rispettare qualsiasi opinione o dottrina. Questa è una tolleranza inautentica,
acquiescente e passiva, incapace di contrastare con durezza e senza riguardi di
sorta le opinioni avverse.
John Locke in una lettera sulla tolleranza religiosa scrisse
che i cattolici erano esclusi dalla tolleranza proprio perché accusati di
essere intolleranti.
E questo è il nocciolo di tutta la questione.
Il contrario di intolleranza è capacità di confronto.
Avete notato che i movimenti “anti” finiscono sempre per
usare gli stessi metodi usati dall’ideologia che combattono.
Mi appello quindi a John Stuart Mill che nel suo «On
Liberty» scrisse che «dovrebbe esservi la più piena libertà di professare
e discutere, in quanto questione di convinzioni etiche, qualsiasi
dottrina, per quanto immorale venga considerata». Questo è l’unico modo di
salvaguardare un pluralismo autentico contrapposto ad un pluralismo falso che
ammetta solo le opinioni della maggioranza (quindi ciò che accadeva nella
Russia di Stalin o nell’Italia fascista o in qualsiasi altra dittatura). Ed è
ciò che adesso noi viviamo sotto una dittatura più subdola, una “dittatura
dolce” come la definì Aldous Huxley in una lettera a George Orwell, la
dittatura del politically correct che vorrebbe abolire il “free speech”
imponendoci la standardizzazione dei nostri pensieri.
La tolleranza deve essere esercitata proprio rispetto a
quelle pratiche e a quelle opinioni che sono al contempo disapprovate e
osteggiate in modo assolutamente deciso. È questo, io credo, il ‘segreto’
della tolleranza.
A questo proposito, in questi giorni, alcuni studiosi e intellettuali di area
liberale, hanno firmato un manifesto pubblicato dalla rivista «HARPER’S» per spiegare
che per sanare alcuni torti alcune democrazie hanno intensificato una nuova
serie di atteggiamenti che indeboliscono le nostre norme sul dibattito aperto a
favore del conformismo ideologico.
Parliamo di personaggi del rango di Anne Applebaum, Salman
Rushdie, Margaret Atwood, Ian Buruma, Yascha Mounk, David
Brooks, Steven Pinker, Kamel Daoud, Francis Fukuyama, J.K.
Rowling, Mark Lilla, molti dei quali potrebbero parlarci a lungo dell’intolleranza.
Essi sostengono che il libero scambio di informazioni e idee
«linfa vitale di una società liberale», sta diventando sempre più limitato.
È un'intolleranza verso le visioni opposte, una tendenza a
dissolvere questioni politiche complesse in un’accecante certezza morale.
L’incapacità cioè di accettare qualsiasi opinioni difforme dal pensiero unico.
L’incapacità cioè di accettare qualsiasi opinioni difforme dal pensiero unico.
E dalla intolleranza alla censura il passo è breve.
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