In Francia si chiama «bonus réparation» che potremmo tradurre con «bonus rammendo». È l'ultima iniziativa messa in campo dalla ministro francese per l'Ecologia Bérangère Couillard per contrastare gli sprechi e consiste in un contributo che può variare dai 6 ai 25 euro presso alcuni laboratori di sartoria o calzoleria convenzionati per riparare quella giacca che avevamo lasciato nell’armadio da anni per rifocillare le tarme e i pesciolini d’argento (ovvero Lepisma saccharina) o un giubbotto o un paio di scarpe. E cosa c'è di più romantico (e soprattutto sostenibile) del ridare vita ai propri abiti? Oltre evitare gli sprechi si sosterrebbero anche le piccole botteghe sartoriali. È la migliore risposta alla nuova tendenza del “usa e dai via” creata da tante app che conosciamo bene.
Ma questa idea si fonda sulla saggezza dall’arte giapponese
del “kintsugi”: quando i pezzi di ceramica di un certo valore si screpolano o
si rompono invece di cercare di nascondere le “imperfezioni”, l’artigiano
giapponese le riempie con una lacca dorata in contrasto. Il difetto non solo
non viene camuffato e nascosto ma addirittura evidenziato come espressione
dell’oggetto che perdura, sebbene non integro, come fosse un segno della sua
bellezza imperfetta. La nostra società occidentale – purtroppo – è indirizzata
esattamente verso la direzione opposta, tendiamo maniacalmente all’ostentazione
dell’efficienza. E poi si aggiunge anche il consumismo compulsivo che ci impone
di sbarazzarci di ciò che non è più perfetto dal piatto sbeccato, al pullover
smagliato, al paio di scarpe da risuolare (…salvo poi acquistare jeans o
T-shirt già strappate!). O più semplicemente qualcosa di cui ci siamo stufati
dopo poco tempo: non li usi più? Mettili sull’app ci consiglia uno spot”!
Il discorso non cambia per le nostre case. Ci viviamo
benissimo? Chi se ne frega: devi fare il cappotto, devi cambiare termosifoni,
devi rifare gli infissi, devi mettere le pompe di calore… La chiamano efficientamento
energetico. E vorrebbero anche farci credere che tutto ciò avverrà
gratuitamente! Una società che avesse davvero a cuore i propri componenti,
elaborerebbe invece dei premi incentivanti con forti agevolazioni economiche per
coloro che dimostrino di saper mantenere un’auto a lungo tempo, che aggiustano
il tetto di casa soltanto quando appaiono le prime crepe o cambiano gli infissi
quando c’è un’infiltrazione, quando finché si sta al calduccio non cambiano il termosifone
perché quelle persone stanno dimostrando di saper gestire i propri denari,
anziché sprecare le proprie risorse approfittando degli specchietti per le
allodole che gravano su tutti gli italiani. E ciò che è ancora più triste e
questa tendenza si applica anche per le persone. Ecco perché le coppie
scoppiano: anziché trovare un compromesso ci si lascia ancor prima della crisi
del settimo anno. E non parliamo poi dei genitori che ci hanno dato la vita: quando
non sono più efficienti, c’è un RSA ad accoglierle.
Era il 1991 quando il grandissimo Renato Zero sul
palcoscenico di Sanremo cantò “Spalle al muro” e gridava «Vecchio! Diranno che
sei vecchio! Con tutta quella forza che c’è in te […] Vecchio sì, quando non è
finita, hai ancora tanta vita e tu lo sai che c’è! Con quello che hai da dire,
non vali quattro lire, dovresti già morire…». Le parole erano di Mariella Nava ma
la sua interpretazione era davvero toccante. Almeno per chi – per citare ancora
Zero - «frugando nella sua giacca scopre che dietro il portafogli ancora un
cuore c’è». Vabbè.
E io non posso non ricordare che anche in questi casi, la nemesi
è là dietro, in agguato, paziente. Perché la nemesi non ha fretta. Attende
calma e mite. Ma al momento giusto arriverà. E quando arriverà è troppo tardi per
porvi rimedio e trovare una soluzione